Buon lunedì, prodi seguaci!📱

Sarà arrivata davvero la primavera? E se è arrivata, sarà qui per restare? Qui di certo c’è solo la disperazione al pensiero che, non appena il tempo si rimetterà, partiranno i quaranta gradi che ci cuoceranno fino a settembre. Non sono pronta…

Indi ragion per cui per questo mese ho deciso di leggere due libri dalla serie La grande letteratura giapponese che è uscita in edicola nel lontano 2021 e non dei più allegri.

Il primo libro pigliato è Il paese dei suicidi di Miri Yū: non c’è bisogno di specificare di cosa parla, ma mi sento di sconsigliarvelo fin da ora se il tema per voi è sensibile perché il romanzo attinge dalla biografia dell’autrice, che da giovane è stata vittima di bullismo e razzismo a causa delle sue origini sudcoreane, violenza da parte del padre e ha tentato il suicidio più volte.

Copertina di Il paese dei suicidi di Yū Miri: c'è una donna con i capelli a caschetto di schiena. L'immagine ha un filtro che la rende sui toni del rosso.

Mone è un’adolescente all’inizio delle scuole superiori. Dovrebbe essere una ragazza come tante, ma la sua vita sembra andare a rotoli e non ha nessuno su cui contare. Una famiglia solo in apparenza. Il padre ha un’amante da anni e lei è l’ultima a scoprirne l’esistenza. La madre preferisce il fratello minore, Satoshi, e progetta di portarlo via con sé, lontano dalle radiazioni, lasciandola indietro. Un gruppo di amiche con cui ha un rapporto superficiale, di cui non sente di fare parte davvero. Il suo unico alleato è il cellulare che porta sempre con sé, grazie al quale può raggiungere il lato più oscuro di internet. Ciò che trova è un forum, una chat di morte dove individui di età e provenienza diverse, con le motivazioni più disparate, cercano dei compagni con cui togliersi la vita. Yodogawa, Namiki e Nana sono gli utenti anonimi che entrano a far parte del “Gruppo della fine”, i compagni che ha scelto per accompagnarla nel suo ultimo viaggio. Un cammino verso la morte che porterà Mone a entrare in contatto con aspetti di se stessa prima sconosciuti.

Il secondo libro pigliato è Mosaico di Randy Taguchi: non so niente di questo romanzo, se non che parla (anche) del legame distorto di giovani e dispositivi tecnologici, un tema che è tornato con prepotenza all’attenzione generale grazie a un articolo dello psicologo sociale Jonathan Haidt su The Atlantic.

Copertina di Mosaico di Randy Taguchi: è composta da vari quadrati stile patchwork e ogni quadrato ha righe di diversa lunghezza, spessore e orientamento e i colori sono neri o rossi.

Un’ex soldatessa dell’esercito giapponese, Mimi, ha un lavoro singolare: condurre i pazienti presso gli ospedali psichiatrici che li prenderanno in cura. Ha quindi a che fare spesso con persone schizofreniche, considerate anormali dai più, ma che lei invece ritiene straordinari per quella loro rara intelligenza intuitiva che aspetta solo di essere compresa.
È così che Mimi incontra Masaya, un quattordicenne reduce da un’esperienza di premorte, sempre più distante dai genitori che rivorrebbero il bambino modello che era un tempo, con il quale riuscirà a instaurare un legame importante e foriero di una lucidissima visione del mondo. Grazie alla sua innata ed eccezionale capacità di ascolto, che le fa sentire i corpi parlare e comunicare le proprie emozioni, Mimi riuscirà a interpretare le strane parole di Masaya, che le svelano un mondo fatto di suono, sibili e boati.

Eccoci qua: che ne pensate? Conoscevate già uno dei due romanzi? Probabilmente Yū già la conoscete per Tokyo. Stazione Ueno, che è piaciuto molto. Fatemi sapere nei commenti!

A presto!🔇

2 risposte a “PdM 2024: le task di maggio”

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