Buona Festa della Liberazione, prodi seguaci!
Per questo 25 aprile è difficile non riandare con la mente a Giacomo Matteotti: un po’ perché l’anniversario del suo ultimo discorso alla Camera del 30 maggio 1924 e del successivo assassinio sono vicini, un po’ perché il suo nome è tornato presente grazie al monologo di Scurati, censurato dalla Rai e adesso onnipresente con un perfetto esempio di effetto Streisand.
Così mi sono chiesta: avete mai letto quel discorso di Matteotti? È facilmente reperibile online e, dopo aver denunciato le violenze ai seggi da parte delle milizie fasciste che impedirono l’esercizio della libera sovranità popolare, si conclude così:
Giacomo Matteotti. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.
Allora come oggi, il più grande pericolo per la nostra società è l’idea reazionaria che i nostri problemi – sempre tanti, sempre complessi – vadano risolti con la forza e con il pugno di ferro, senza ascoltare niente e nessunə. Un pericolo ancora ben vivo, nonostante la storia ci abbia più volte insegnato che è solo fonte di sofferenza.
È un’idea che sa vestirsi molto bene, però, e che ama riempirsi la bocca con la difesa delle radici e delle tradizioni, ma che di fatto manca del colletto e dell’asse delle nostre radici: l’antifascismo, che solo permette il pluralismo, la democrazia e la libera espressione che consentono una crescita dialettica della nostra società.
Quando ci lamentiamo che va tutto male, che ə politicə sono tuttə uguali e che ci vorrebbe la persona forte al comando, ricordiamoci di applicare il discrimine fondamentale: quellə politicə, quel partito è dichiaratamente antifascista o no? E visto che Meloni mi ha invitata, in quanto italiana, a giudicare liberamente il contenuto del monologo di Scurati, che lei ritiene “propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini”, cosa devo dedurne alla luce di questo semplice ragionamento?
Due cose – faccio anch’io l’elenco puntato.
- Meloni tieni più alle sue radici neo-fasciste che a quelle antifasciste della Repubblica Italiana. Se così non fosse, non avrebbe avuto problemi a valutare il suo passato come un errore giovanile. Invece, eccoci qua: vi prego, ridetele in faccia di gusto ogni volta che parla di difendere i valori della patria.
- Meloni pensa davvero che i soldi pubblici non dovrebbero finanziare persone e programmi Rai critici nei confronti del governo? È un’idea che dà una concretezza preoccupante al suo rifiuto di essere antifascista.
Ciò detto, non penso che Meloni abbia alzato il telefono per chiedere la censura del monologo di Scurati – così come, facendo un paragone iperbolico, molto probabilmente Mussolini non ordinò l’assassinio di Matteotti – ma l’erosione dell’antifascismo, soprattutto a livello istituzionale, genera mostri ansiosi di compiacere il potere invece di pretendere che stia al suo posto, entro i limiti stabiliti.
Giacomo Matteotti. Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho diritto di essere rispettato!
Ancora, buona Liberazione!
La madre del partigiano di Gianni Rodari
Sulla neve bianca bianca
c’è una macchia color vermiglio;
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare,
è il fiore della libertà.Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà.
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