Copertina di S.C.U.M. Manifesto per l'eliminazione dei maschi di Valerie Solanas: è tutta arancione.

In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile.

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S.C.U.M. è forse il pamphlet più riuscito della storia del femminismo, se non altro perché riesce a far incazzare e a disgustare un sacco di gente ancora oggi, al punto che a Solanas non viene concesso il lusso di essere scissa dalla sua opera e si usa la sua malattia mentale per sminuire il suo lavoro più famoso come il delirio di una pazza.

S.C.U.M. è tutto quello che non ci si aspetta da una donna: è volgare, violento, caustico e costringe ə lettorə a fare i conti con le sue opinioni senza timore di offendere. Anzi, impone di imparare a gestire le reazioni negative che un testo così radicale scatena ancora oggi, cercando di stimolare la consapevolezza che il mondo al contrario descritto da Solanas è ancora il mondo al diritto al quale molti uomini e molte donne – loro serve – aspirano.

Non ci vuole, infatti, un grande sforzo per trovare gente che afferma le stupidaggini prese in giro in S.C.U.M., senza grandi conseguenze a parte qualche polemica accesa sul momento. Ecco, Solanas non vuole essere educata e carina mentre gli uomini sono violenti con lei e le sue simili: anzi, va a stanarli nel fortino dove si sono chiusi con le loro fedelissime pur di non riconoscere la piena soggettività umana delle donne.

Solanas se ne fotte se il suo manifesto offende: lo sa benissimo che farsi una risata è difficile quando si è la parte che viene disumanizzata, ma non ha certo intenzione di scusarsi per aver colpito così forte. Prima bisognerebbe che la violenza patriarcale contro le donne, che Solanas conobbe in molte forme, fosse eliminata: fino ad allora S.C.U.M. continuerà a essere il testo scandaloso e ributtante che è.

Ha un enorme bisogno di essere guidato, protetto, difeso, ammirato dalla Mamma (l’uomo si aspetta che la donna adori ciò da cui egli rifugge con orrore: se stesso); il maschio è schiavo della sua fisicità e quindi ama trascorrere il tempo (eccetto quello che passa nel «mondo esterno» a difendersi con ferocia dalla sua passività) sguazzando in attività elementari ed animalesche: mangiare, dormire, cacare, riposare e farsi coccolare dalla Mamma. La Figlia di Papà, passiva e rincoglionita, sempre in cerca di approvazione, di un buffetto, piena di «rispetto» per il primo pezzo di merda che passa, si lascia facilmente trasformare in una Mamma, si presta stupidamente a soddisfare i bisogni fisici del maschio, rasserena la sua scimmiesca fronte affaticata, rinvigorisce il suo ego malaticcio, apprezza quell’essere spregevole: è diventata una borsa d’acqua calda provvista di tette.

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Valutazione del libro: cinque stelline gialle

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