Carmen Maria Machado racconta lo smarrimento e la solitudine di trovarsi in una relazione segnata dall’abuso psicologico, e allo stesso tempo ci consegna, oltre a una toccante autobiografia, una profonda riflessione sulla scrittura e sulla natura stessa del memoir. Per analizzare il suo rapporto con una donna bella e carismatica, ma anche instabile e violenta, e capire come quello che le è successo l’abbia plasmata nella persona che è ora, Machado attinge a piene mani da numerosi generi letterari e dalla cultura pop. Capitolo dopo capitolo siamo trasportati dalla casa stregata al bildungsroman, dal noir alla novella picaresca, da Čechov alle fiabe, da Star Trek ai cattivi della Disney, in un tour de force sul trauma e sulla sua elaborazione che smantella lo stereotipo dell’idilliaca relazione tra donne.
Al centro di tutto la casa dei sogni, il simbolo di ciò che poteva essere e non è stato.

Lo desidererai lo stesso. La lucidità è una droga inebriante, e tu hai passato quasi due anni senza, convinta che stavi perdendo il senno, convinta che eri tu il mostro, e vuoi qualcosa in bianco o nero più di qualsiasi cosa tu abbia mai voluto a questo mondo.

Non c’è niente da fare: i libri di Carmen Maria Machado mi piacciono proprio tanto e mi colpiscono a un livello così viscerale che mi riesce difficile spiegare cos’è che mi colpisce tanto della sua scrittura. Com’era stato per Il suo corpo e altre feste, nemmeno Nella casa dei tuoi sogni è un libro perfetto e contiene diversi punti nei quali Machado non è efficace come potrebbe, ma quando sono arrivata in fondo all’ebook tutto quello a cui riuscivo a pensare era: wow.

Wow perché Machado racconta una di quelle storie che solitamente vengono trascurate e che vanno perse nel flusso del tempo e dello spazio: la sua relazione con una donna manipolatrice e violenta. Per molto tempo questo tipo di storie è rimasto sottotraccia, indagato solo da poche persone – molte donne, perché anche nell’universo LGBTQIA+, le donne sono quelle con gli strumenti più affinati dall’esperienza di riconoscere e affrontare il tema della violenza domestica. Machado ha fatto un grande lavoro per rintracciare questi testi e tributare loro l’onore dell’aver per primi affrontato la questione, per poi lanciarsi nel suo racconto.

Il primo libro sui maltrattamenti tra lesbiche è stato pubblicato l’anno in cui sono nata io. Non sarà l’erudizione più antica del mondo, ma non è neanche così recente. Perché nessuno me lo ha detto? E chi avrebbe dovuto dirmelo? Conoscevo pochissima gente queer, e quasi tutti avevano la mia età, e anche loro stavano ancora cercando di capirci qualcosa.

Il vantaggio di avere a che fare con storie poco frequentate è sicuramente quello di potersi muovere in totale libertà, una libertà che Machado sfrutta muovendosi con disinvoltura tra i generi e tra le storie già raccontate e facendo sì che il racconto della sua esperienza ne respiri altri. Infatti, nonostante Machado parli della sua vita e quindi di una storia strettamente personale, Nella casa dei tuoi sogni è aperto alle contaminazioni e ai suggerimenti di chiunque possa arricchirne e facilitarne la stesura.

Leggendolo, si ha la sensazione di fluidità, di un racconto generoso che sa di non aver detto tutto quanto c’era da dire e che si pone come un semplice tassello di un mosaico ancora tutto da comporre: Machado sa che nel tempo e nello spazio cambiano sia il modo sia il punto di vista di chi racconta una storia e che per raccontare delle variegate esperienze degli esseri umani non ci si può fermare alle conoscenze condivise, a quello che sappiamo o crediamo di sapere, a quella che vorremmo fosse la realtà.

Si è continuato ad andare in tondo, girando intorno a verità fondamentali che nessuno voleva guardare dritto in faccia, come se fossero il sole: le donne possono abusare di altre donne. Le donne hanno abusato di altre donne. E le persone queer dovevano prendere seriamente questo problema, perché non lo avrebbe fatto nessun altro.

Non vedo l’ora di leggere di nuovo Machado. Non vedo l’ora di leggere altre storie rimaste nell’ombra.

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