Forse nessuno, tra i tanti romanzi di Conrad, ha avuto fin dal suo apparire, all’inizio del secolo scorso, tanta fortuna critica e tanto successo quanto Cuore di tenebra. Certo è che questo breve e inquietante romanzo ci introduce, come osservava Italo Calvino, «nel nodo dei problemi che dominerà la cultura occidentale del Novecento». E a mano a mano che, attraverso il racconto di Marlow, ci inoltriamo sulle tracce del misterioso e contraddittorio Kurtz, un colonialista visionario e megalomane, un reietto che si è messo a capo di un suo regno separato nel cuore del Congo, scopriamo che la forza di questo racconto, che preannuncia la tenebra al cuore di tutte le cose e che ci lascia ammirati e agghiacciati, è ancora intatta.

Cosa può dire Cuore di tenebra a unǝ lettorǝ oggi? Cosa può dirci di significativo un romanzo scritto da un uomo che sosteneva il colonialismo in quanto portatore di civiltà (sic) a popolazioni che a suo dire non lo erano? Ha ancora qualcosa da dirci il punto di vista razzista e sessista di Conrad quando sappiamo benissimo che la sua benevolenza è solo la facciata più presentabile di quell’orrore che lo sconvolse così tanto del Congo sotto l’oppressione di Leopoldo II del Belgio?

Ecco, secondo me sì, anche se non riesco a biasimare chi lo bolla come feccia razzista, perché il punto di vista di Conrad, veicolato attraverso il racconto di Marlow, oggi è inaccettabile e il fastidio che provoca può facilmente annegare quello che Cuore di tenebra è ancora capace di dirci, cioè che la nostra civiltà è ben lungi dall’essere conquistata per sempre.

Per quanto, infatti, ci raccontiamo di aver superato la nostra disumanità e averla cancellata a colpi di progresso, basta un nonnulla per far cadere la nostra facciata di popoli civili e ripiombare nell’oscurità della ferocia. Conrad racconta molto bene la perdita di ogni freno inibitorio dettata dall’avidità di materie prime, dal razzismo e dalla lontananza fisica da ogni giudizio morale vincolante, che rende inutile anche il mantenimento di una parvenza di civiltà.

Cuore di tenebra è ancora rilevante per il modo in cui espone quell’orrore che sta dentro di noi, appena sotto la superficie dei nostri principi cosiddetti inviolabili, che non sono riusciti affatto a tenerlo a bada; un orrore che riaffiora ancora e ancora, stupendoci ogni volta, nonostante le annose denuncie delle persone razzializzate.

Eh già. Noi oggi, in più di Conrad, abbiamo le testimonianze e le denuncie delle vittime di quell’orrore: iniziare a prenderle sul serio e ad ascolterle, invece di liquidarle come esagerazioni, potrebbe essere un buon modo per non cadere dal pero davanti a certi sopprusi.

10 risposte a “Cuore di tenebra di Joseph Conrad”

  1. Dici bene. Conrad magari era parziale, ma viveva in un mondo in cui la visione di ciò che stava accadendo era comunque annebbiata.

    Oggi, per quanto non si possa mai avere una panoramica completa di ogni circostanza, e per quanto le nostre informazioni siano sempre soggette a strumentalizzazioni di vario genere,
    abbiamo di certo una visione più ampia e sfaccettata. Facciamone buon uso.

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    1. Eh già. Avere diversi punti di vista ci permette di arricchire, anche se solo a posteriori, la visione di Conrad. Non tutte le informazioni che ci circondano vengono per nuocere, anche se a volte ci sopraffanno.

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  2. È uno dei miei libri preferiti. Dovrei rileggerlo, perché onestamente non me lo ricordo come particolarmente razzista. Sì, certo, usa la parola con la n, ma perché all’epoca si usava quella come termine standard. Io ho sempre interpretato, anzi, “Cuore di tenebra” come anti-imperialista, in cui un protagonista immerso nell’ideale coloniale europeo finisce poco a poco con il rendersi conto che qualcosa non torna. Cercando molto rapidamente su internet, ho notato che l’accusa di razzismo deriva sostanzialmente da un saggio di Chinua Achebe del 1975.

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    1. Questo testo mi pare abbia influenzato tutta la critica successiva, ma con tutto il rispetto per l’autorevolezza di chi l’ha scritto, io avevo sempre creduto che fosse un libro che non esalta il predominio europeo sugli altri popoli, anzi lo mette in discussione.
      Ciò non significa che magari Conrad non ritenesse poco civilizzati gli africani, ma di per sé non lo vedevo come un testo razzista. Forse è proprio tempo di rileggerlo!

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      1. Non conosco il saggio che citi e tieni conto che la mia è l’opinione di una lettrice qualunque, ma secondo me Cuore di tenebra non è tanto la storia di un europeo che scopre che qualcosa non torna nell’ideale coloniale europeo, ma piuttosto la storia di un europeo che si rende conto che i suoi principi sono solo una maschera da indossare in società e che non valgono più nulla al di fuori del contesto nel quale sono nati. Mi è sembrato che il focus di Conrad non fosse mai sull’ingiustizia del colonialismo (infatti, quando va bene le persone congolesi vengono descritte alla stregua di animali da compagnia), ma sulla crisi dei valori europei di fronte all’estrema violenza del Congo belga.
        Su questa crisi di valori, Cuore di tenebra ha ancora qualcosa da dire, visto che non l’abbiamo ancora risolta e il razzismo continua a causare discriminazioni e vittime; però non lo definirei proprio un testo anti-imperialista, che è un’interpretazione che siamo portatз a dare noi con la nostra sensibilità del XXI secolo, ma che a quanto ho percepito non apparteneva a Conrad.

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  3. Da molti anni non rileggo Cuore di tenebra. Un libro importante, che fa male, un male buono, al razzismo e all’etnocentrimo bianco.
    Forse è ora che lo rilegga. Ma certamente mi stranisce l’idea di un Conrad “razzista”. Abbiamo letto lo stesso libro? Dell’autore che è la controfigura di Kipling, essendo ovvio, per ambedue, il doverli collocare nel loro tempo, e non potendo chiedere loro il farsi carico della storia che è seguita,
    Non dubito che, anche Conrad, agli occhi di chi ha subito e subisce il colonialismo e i suoi esiti irrisolti (che non si vogliono risolvere) non possa, come nessuno di noi, chiamarsi fuori dal mondo cui appartiene e tuttavia la sua voce è stata un’importante denuncia del colonialismo.
    Visto dall’oggi, La capanna dello zio Tom potrebbe essere giudicato un libro pesantemente paternalista (al di là di qualsivoglia giudizio sul suo valore letterario; quello per cui il, sicuramente colonialista Kipling è e resta un grande scrittore; Conrad ha scritto opere pregevoli e Enrichetta Beecher Stowe è stata un’attivista che ha scritto un’opera significativa per la causa abolizionista del suo tempo, e poi basta là).
    Ripeto, non leggo Conrad, e non solo Cuore di tenebra, da tempo. Dunque, il tuo è uno stimolo forte a rileggerlo, per il valore e la condivisione che assegno a ciò che scrivi.

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    1. Non ci avevo pensato, ma probabilmente Conrad e Stowe condividevano lo stesso razzismo benevolo e paternalista, che oggi abbiamo imparato a deprecare, ma che nell’Ottocento ha contribuito all’abolizione della schiavitù negli USA. Da quello che mi ricordo, il valore de La capanna dello zio Tom sta nel contesto storico nel quale è nato e ci aspettiamo che ci racconti qualcosa del passato e non del presente. Cuore di tenebra è diverso: è un romanzo che denuncia una situazione del passato e ne fa un paradigma per lanciare un messaggio che esula dalla continegenza storica. Qual è questo messaggio? Secondo me, la crisi dei principi europei, che invece di rimanere universali, sono andati in pezzi con l’incontro con le popolazioni congolesi, causando quell’abisso di orrore capace ancora oggi di inorridirci. Conrad non è né anti-imperialista, né antirazzista: ci presenta una crisi che con le sue conoscenze non è in grado di risolvere – e infatti non c’è una soluzione se non continuare a portare avanti la finzione in Europa su ciò che accade davvero in Congo. L’anti-razzismo e l’anti-imperialismo in Cuore di tenebra ce li mettiamo noi perché quella crisi siamo in grado – se non di risolverla, ancora, purtroppo – almeno di inquadrarla bene, grazie anche alle testimonianze e alle riflessioni delle vittime che hanno costruito una solida teoria antirazzista e anticolonialista.
      Ecco, in questo senso Conrad era razzista e questo suo razzismo si riflette in Cuore di tenebra, che però allo stesso tempo ci mette davanti a quella crisi nuda e cruda che è ancora lì e continua a mietere vittime. Quindi per me Cuore di tenebra ha ancora un messaggio importante, ma capisco anche che molte persone possano obiettare che non hanno bisogno di sentirselo dire da un tizio che scriveva più di un secolo fa.

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      1. Lo rileggerò, penso. Sarebbe bello riparlarne ancora.

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      2. Certamente! Verrò a sbirciare sul tuo blog se lo rileggerai.

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