Buon lunedì, prodi seguaci!⛴️
Finalmente questo fine settimana mi sono decisa a iniziare il libro di marzo di LiberTiAmo, Cuore di tenebra di Joseph Conrad, prendendolo in prestito su MLOL perché proprio non mi andava di scavare in cerca della mia vecchia copia (che però aveva il pregio di avere il testo inglese a fronte). In teoria per me si tratta di una rilettura, ma l’ho letto talmente tanto tempo fa che il mio unico ricordo è il The horror! The horror! finale.
Fresleven – è così che si chiamava quell’uomo, un danese – pensando di essere stato in qualche modo imbrogialto nell’affare, scese a terra e iniziò a picchiare il capo del villaggio con un bastone. Oh, non mi sorpresi neanche un po’ quando me lo raccontarono e neanche quando, contemporaneamente, mi assicurarono che Fresleven era l’essere più mite e più pacifico che avesse mai camminato su questa terra. Era sicuramente vero, ma erano già due anni che era laggiù, al servizio della nobile causa, sapete, e probabilmente sentiva un estremo bisogno di riaffermare in qualche modo la sua dignità. Perciò bastonò il nero senza pietà, sotto gli occhi impietriti degli indigeni, finché un uomo – mi dissero che era il figlio del capo del villaggio – spinto dalla disperazione dalle urla del vecchio, provò, in via sperimentale, a colpire il bianco con la lancia che, naturalmente, entrò senza difficoltà fra le due scapole. Al che l’intera popolazione se la svignò nella foresta, aspettandosi ogni genere di calamità, mentre, dal canto suo, il vapore che Fresleven comandava se la filava anche lui in preda al panico, agli ordini, credo, del macchinista. In seguito, nessuno sembrò preoccuparsi molto dei resti di fresleven, fino al giorno in cui arrivai io a prendere il suo posto.

Forse nessuno, tra i tanti romanzi di Conrad, ha avuto fin dal suo apparire, all’inizio del secolo scorso, tanta fortuna critica e tanto successo quanto Cuore di tenebra. Certo è che questo breve e inquietante romanzo ci introduce, come osservava Italo Calvino, «nel nodo dei problemi che dominerà la cultura occidentale del Novecento». E a mano a mano che, attraverso il racconto di Marlow, ci inoltriamo sulle tracce del misterioso e contraddittorio Kurtz, un colonialista visionario e megalomane, un reietto che si è messo a capo di un suo regno separato nel cuore del Congo, scopriamo che la forza di questo racconto, che preannuncia la tenebra al cuore di tutte le cose e che ci lascia ammirati e agghiacciati, è ancora intatta.
Sai che da tempo mi propongo, direi desidero, rileggerlo? Mi ferma l’orrore. Non me la sento.
Capolavoro
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Un orrore ancora più grande per il fatto di non appartenere completamente al passato.
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È questo a rendere l’orrore ciò che è. Il timore che sia dell’Uomo e basta la’
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