Ci sono molti modi per sentirsi superiori, più forti, più bravi, più sapienti e potenti. La sopraffazione non passa solo per la violenza fisica, l’umiliazione, la dipendenza economica, ma anche da meccanismi più semplici, da comportamenti più sottili e socialmente accettati da tutti. La violenza sulle donne comincia anche da una conversazione dove le donne vengono messe a tacere. Cosa non funziona in queste conversazioni? Gli uomini pensano erroneamente di sapere cose che le donne non sanno e, senza farsi domande, iniziano a spiegarle.
In questa selezione dei suoi scritti femministi più noti, Rebecca Solnit spiega perché ciò accade e ne sottolinea il lato grottesco. Con la sua prosa elegante e incisiva mette a nudo alcuni degli aspetti più imbarazzanti, crudi e folli della società maschilista, invitando a riflettere tutti coloro che ne hanno il coraggio.

Sono rimasta un po’ delusa da questa raccolta di saggi e/o articoli di Solnit: è uno di quei casi nei quali il dibattito che è seguito alla coniazione del concetto di mansplaining (uomini che spiegano cose alle donne che hanno conoscenze e competenze superiori in quell’ambito) è molto più interessante del testo da cui tutto ha avuto origine.

È però un ottimo esempio di come funziona la circolazione delle idee e delle pratiche femministe: sono le riflessioni e le lotte collettive a essere ricordate e diffuse piuttosto che i nomi delle singole femministe. Ovviamente ci sono e ci sono state femministe celebri (e sicuramente Solnit e una di loro), ma nessun nome spicca al tal punto da mettere in ombra le riflessioni e le azioni collettive. Solnit ha iniziato un discorso e molte altre lo hanno raccolto e portato avanti, arricchendolo anche con aspetti ai quali Solnit magari non aveva pensato perché lontani dalla sua esperienza personale.

Il mansplaining può sembrare una sciocchezza, una di quelle questioni ingigantite dalla donne che ai giorni nostri si lamentano di ogni cosa. Che tipo di minaccia può costituire un uomo ignorante e arrogante che si mette a spiegarti qualcosa che è il tuo campo di studi o di lavoro (e a volte pure la tua esperienza di vita) e che quindi conosci benissimo e sicuramente meglio di lui che ha letto solo un articolo su Internet?

Il problema è che quell’atteggiamento fastidioso è il sintomo della difficoltà delle donne a essere prese sul serio e credute nello spazio pubblico. Uno dei ambiti più drammatici in cui questo avviene è sicuramente quello giudiziario, dove a denunciare violenze e stupri si deve ancora dimostare di essere credibili prima che la propria accusa sia presa sul serio. E non mi riferisco al normale corso delle indagini, che ovviamente hanno bisogno di prove, ma del processo all’attendibilità della vittima: era ubriaca? era troppo disinibita? era nel posto sbagliato? si è fidata della persona sbagliata?

Se non sei la vittima “perfetta”, sarà tutto un dover dimostrare di essere attendibile.

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