Buon mercoledì, prodi seguaci!💬

Oggi finalmente mi sono decisa a scrivere il post sull’italiano inclusivo e sul perché, chi segue questo blog da più tempo, ha visto succedersi asterischi, chiocciole, schwa (ǝ) e -u come desinenza delle parole declinate per genere. Ultimamente potreste aver notato che sono tornata a usare lo schwa, aggiungendo lo schwa lungo (з) per il plurale.

Ma partiamo dal principio. Il progetto di un italiano inclusivo nasce dall’esigenza di trovare un modo per parlare delle persone non binarie (cioè che fanno parte di uno spettro di identità di genere che non sono esclusivamente femminili o maschili) e per evitare il maschile sovraesteso (cioè l’uso del genere maschile anche quando si parla di gruppi di persone di più generi).

In principio qui furono l’asterisco (*) e la chiocciola (@): graficamente molto d’impatto, ma con l’insormontabile problema di non essere pronunciabili. Un po’ la stessa cosa si può dire della -x, che ha il suo suono, ma usarla come desinenza non è sempre semplicissimo. Quindi ho provato con la -u, ma in molti casi rischiava di suonare simile al maschile: personalmente, negli ultimi tempi l’avevo adottata perché non pensavo che le persone avessero voglia di sbattersi a cercare la combinazione di tasti giusta per riprodurre lo schwa su schermo.

Lo schwa, infatti, è molto carino (e neutro) come suono (ci è familiare sia da alcuni dei nostri dialetti sia dallo studio dell’inglese), ma non lo troverete nelle tastiere pensate per scrivere in italiano, né in quelle fisiche, né in quelle digitali dei nostri smartphone. Ci sono dei trucchi, ma ero molto scettica sul fatto che queste difficoltà avrebbero convinto le persone a usarlo.

E invece, ha fatto capolino in libri, articoli di giornale e videogiochi, per poi avere un momento di celebrità quando Sio l’ha usato in uno dei poster del Lucca Comics & Games di quest’anno.

Quando l’ho visto ho deciso di tornare allo schwa per un semplice motivo: sembra che gli si stia creando intorno uno standard linguistico alla portata di chiunque voglia abbracciare il cambiamento, con il suo sito di riferimento con le linee guida e altre informazioni utili (Italiano Inclusivo).

Nel mio piccolo, i motivi che mi hanno spinta anni fa a cercare di usare una lingua più inclusiva sono tre.

  1. Neutro nella lingua, neutro nella mente. Io non sono una di quelle persone benedette dalla fortuna che affermano di riuscire a pensare in maniera neutra usando il maschile sovraesposto. Da quando scrivo usando una terza desinenza i miei pensieri si sono fatti più inclusivi e ho tutta l’intenzione di proseguire su questa strada.
  2. Rispetto. Mi è capitato di leggere libri con personaggi non binari e scritti da persone non binarie. Ho bisogno dell’italiano inclusivo per parlare di loro in maniera rispettosa nei miei post.
  3. Accoglienza. Io non scrivo per chiunque, ma, visti i temi che mi capita di trattare, è probabile che su La siepe di more capitino persone non binarie. Da brava ragazza di campagna ci tengo al fatto che chi mi fa visita a casa si senta a suo agio e se ne vada contentǝ di essere passatǝ. È un po’ lo stesso qui sul blog: mi dispiacerebbe che quella persona non binaria di passaggio non si sentisse parte del pubblico che ho immaginato per i miei post solo per il fatto di essere non binaria.

E questo è quanto: scusate per le mie folies con l’italiano negli ultimi anni. Forse siamo arrivatз a un approdo definitivo. Forse. Si sa, alle lingue piace cambiare.

5 risposte a “Di chiocciole, asterischi e schwa”

  1. Super interessante <3! Mi ero interrogata sul tema dopo aver letto "Stone Butch Blues".

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  2. Una mia collega ha sollevato la cosa all’ufficio comunicazione dove lavoro. All’inizio credeva che l’avrebbero ignorata ma pare che l’abbiano presa sul serio e stiano cercando un modo per adattare le comunicazioni. Da qualche tempo nelle mail al personale usano l’asterisco ma per gli studenti usano la stessa formula (prolissa ed obsoleta) “Cari studenti e studentesse” e giù di lì. Io per fortuna mi evito il problema dovendo fare la maggior parte delle comunicazioni o a soggetti singoli oppure in inglese

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    1. In effetti, benché ancora una questione di nicchia, vedo che sta iniziando a uscire dagli ambienti queer e femministi. Non entrerà a breve nelle grammatiche italiane, ma è bello che ci sia un’alternativa neutra praticabile.

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  3. […] parte, un post che forse non sarò mai in grado di scrivere. Per questo mi limito a proporvi questo bel post di Baylee e a dirvi che usare lo schwa non mi fa sentire una brava persona. Non lo sono affatto, anzi sono […]

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