Prendete un mixer. Immergeteci dentro un’ipocondriaca commessa di un sexy shop, la cui unica relazione sentimentale degna di nota che possa vantare da un anno è la convivenza coi suoi due adorati felini; una disastrosa e caotica precaria nel lavoro – nonché nella vita in generale – estimatrice di alcool e sigarette, e con una storia d’amore scandita da litigi furiosi e attacchi d’ira funesta; una tenerissima catechista-psicologa-insegnante di cucina per persone della terza età, con una passione sfrenata per la camomilla e le cinquantenni tenebrose; infine, una scalmanata latin lover con tanto di cresta bionda e occhioni blu oltremare, la battuta sempre pronta e una lacrimosa scia di cuori infranti dietro ai suoi passi. Caratteristica comune? Sono tutte irrimediabilmente, inguaribilmente e tragicomicamente attratte dal gentil sesso! Ora premete il bottone, e frullate energicamente il tutto. Fatto? E allora ecco pronto il vostro romanzo: la fusione di quattro forze della natura unite in un’amicizia che va al di sopra di ogni confine dove, fra tante risate e anche qualche lacrima, le nostre eroine troveranno inevitabilmente l’amore, o ci inciamperanno per sbaglio. Ma l’amore con la A maiuscola esiste davvero? E soprattutto, l’amicizia sarà veramente in grado di resistere sopra ogni cosa?

Oggi vi scrivo proprio di un romanzo adatto per andare in vacanza e da leggere se si ha voglia di farsi quattro risate: Che dio me la mandi bona è una commedia romantica che mi ha fatto ridacchiare come una scema e, nonostante l’inizio un po’ goffo, me la sono letta proprio volentieri.

Le protagoniste sono quattro amiche lesbiche con caratteri diversi e capacità di mettersi nei guai davvero notevoli, con nostro grande diletto. Infatti, Che dio me la mandi bona non ha mai momenti di bonaccia e mantiene il suo spirito frizzante per tutta la durata della storia.

L’unico neo per me è stato l’uso della parola autistica come sinonimo di persona impacciata o imbranata. Allora, io mi stavo divertendo un botto a leggere questo libro, poi Lattanzio mi ha messo a tradimento un uso così sgradevole della lingua italiana che in parte ha rovinato la mia esperienza di lettura: diventa difficile ridere di una situazione se il divertimento è a spese di un gruppo di persone.