Sussex, Inghilterra. Un uomo di mezza età ritorna alla casa della sua infanzia per un funerale. Sebbene la casa non ci sia più da un pezzo, l’uomo è irresistibilmente attratto dalla fattoria in fondo al sentiero, dove a sette anni aveva conosciuto una ragazza fuori dal comune – Lettie Hempstock -, sua madre e sua nonna. Erano decenni che non pensava più a Lettie. Eppure non appena si siede vicino allo stagno (quello stagno che lei sosteneva essere un oceano) accanto alla vecchia fattoria in rovina, ecco che il passato ritorna con i suoi ricordi, troppo strani, spaventosi e pericolosi per essere ricordi di episodi davvero successi a qualcuno, tanto meno a un ragazzino. Quarant’anni prima un uomo, un inquilino della casa di famiglia, aveva rubato la loro auto, dentro la quale si era suicidato proprio in fondo al sentiero. Quella tragica morte aveva evocato antiche forze che andavano lasciate in pace. Si erano scatenate oscure creature che venivano da chissà dove e il narratore era dovuto ricorrere a tutte le sue risorse per sopravvivere. L’orrore più terribile e minaccioso aveva creato devastazioni indicibili. E lui, ai tempi solo un ragazzino, disponeva come unica difesa di tre donne che vivevano in una fattoria in fondo al sentiero… La più giovane di loro affermava che lo stagno è un oceano. La più anziana si ricordava del Big Bang. Questo attesissimo romanzo di Gaiman è una storia poetica, commovente, terrificante ed elegiaca che ci parla dei ricordi e della magia che si nasconde negli angoli meno frequentati della realtà. Ci sono libri che leggi. Poi ci sono libri che ti piacciono. Ma raramente capita di imbattersi in un libro come questo che ti inghiottisce anima e corpo fin dalla prima pagina.

Gaiman è uno scrittore che ha la capacità di parlare di bambinu e delle loro avventure senza sembrare un vecchio pieno di buone intenzioni e cattivi esempi. Leggendo L’oceano in fondo al sentiero si torna alla propria infanzia senza quel fastidioso filtro innocenza che pare calarci sugli occhi una volta passatu all’età adulta.

Gaiman ha scritto un romanzo pieno di quelle cose che nell’infanzia ci mandano in brodo di giuggiole, anche se a volte ci spaventano a morte: mi ricordo di fantasmi nei sotterranei della scuola (lunga storia), di ritrovamenti di antiche lettere (un banale foglio di carta volato da una finestra e maltrattato dal mondo esterno) e di giardini segreti («Non dovete andare di là, non possiamo tenervi d’occhio lì» non ha mai fermato nessunu bambinu).

Crescere è un lavoro sporco e spesso non ci riesce neanche troppo bene: così finiamo per portarci nell’età adulta tutta una serie di zoppie con le quali cerchiamo di convivere, o addirittura guarire se abbiamo fortuna. Il protagonista de L’oceano in fondo al sentiero vive una di quelle avventure che stravolgono una vita, continuando a influenzarla anche quando gli eventi si perdono nelle nebbie del tempo.

Ho amato molto il modo in cui il sovrannaturale entra in questa storia e la naturalezza con la quale viene accettato da un bambino che sa perfettamente quando è il caso di disubbidire ai genitori e di dare retta ai consigli della migliore amica. Quando poi la famiglia della suddetta migliore amica è composta da donne che sanno il fatto loro non c’è storia: bisogna affidarsi alla loro maestria e alla loro saggezza.

2 risposte a “L’oceano in fondo al sentiero di Neil Gaiman”

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