
In uno sperduto villaggio del Lancashire muore avvelenato, dopo una cena in casa di una conoscente, il parroco Robin Sage. Di lì a poco arrivano in paese, per una vacanza fuori stagione, il patologo Simon St. James e la moglie Deborah, che aveva casualmente conosciuto il sacerdote a Londra. La scoperta della disgrazia li trascina tra le ombre più cupe di quei luoghi, sui quali aleggiano ancora antiche storie di stregoneria. L’inchiesta del coroner si è già conclusa con il verdetto di morte accidentale, ma Simon non ne è convinto, e decide di convocare il suo amico, l’ispettore Lynley, presto raggiunto dal sergente Barbara Havers. I quattro vengono così sommersi da una realtà in cui tutto è continuamente messo in dubbio. Com’è possibile che un’esperta erborista abbia inconsapevolmente offerto della cicuta al parroco? Nei panni di una mite perpetua si nasconde davvero una devota seguace dei culti pagani della Dea? E possibile leggere il destino di un uomo nel palmo della sua mano? In un clima di sospetti e pettegolezzi che rendono indecifrabili i volti del crimine, l’ispettore Lynley è costretto ad affondare sempre di più la lama delle indagini per riuscire a portare alla luce la verità. Una verità dal sapore amaro e crudele.

2020 RHC, Task 3: Leggi un giallo dove la vittima (le vittime) non è (sono) una donna (donne)
Il sesto volume dedicato alle indagini dell’ispettore Lynley si avventura nella zona grigia tra il giusto e l’ingiusto, tra il morale e l’immorale, e non perché si è dovuto ricorrere a mezzucci per risolvere il caso. È che ci sono situazioni nelle quali punire lu colpevole non ci fa sentire come se giustizia sia stata fatta perché tutto era così sbagliato fin dall’inizio che qualunque intervento (o non intervento) lascia l’amaro in bocca.
George è una scrittrice così brava da riuscire ad avvolgere più vicende di questo tipo all’interno dello stesso romanzo e si arriva all’ultima pagina sentendo tutto il peso dell’angoscia e della sconfitta di Lynley: sono stata ben contenta che al suo fianco avesse St. James, l’amico di una vita.
Confesso anche di aver cannato completamente la task per la RHC, visto che questo libro è pieno di vittime donne: nessuna di loro viene uccisa, ma le violenze che vengono perpetrate nei loro confronti mettono in moto eventi che distorceranno altre vite che a loro volta ne rovineranno altre, in una spirale di dolore che Lynley si troverà costretto in qualche modo ad affrontare.
Dicembre è un mese crudele in tutto questo affronta anche un particolare aspetto della genitorialità: c’è differenza tra diventare genitore con un parto o con un’adozione? Davvero condividere parte dei cromosomi fa amare di più unu bambinu? Il romanzo inizia proprio con questa tensione tra Deborah e St. James e George è stata davvero brava a far entrare una tipa come me, che detesto con tutta l’anima l’idea che non si possa amare allo stesso modo unu bambinu adottatu e unu partoritu, nella testa di una donna che non vuole ricorrere all’adozione.

