Buon martedì, prodi seguaci!🪛

Siccome il prossimo fine settimana (5-6-7 aprile) si terrà il Festival di Letteratura Working Class a Campi Bisenzio, presso il Presidio ex Gkn, ho pensato di fare una lettura in tema, soprattutto perché la proprietà dello stabilimento continua a minacciare ə lavoratorə di ritorsioni legali invece di concentrarsi su quello che sarebbe il suo compito, ovvero presentare un piano di rilancio dell’azienda.

E quindi eccovi una citazione da Non è un pranzo di gala di Alberto Prunetti.

Ma allora perché quei ragazzi che fanno un lavoro manuale hanno salari migliori di voi che fate libri?

C’è una prima risposta: paradossalmente, più un lavoro crea felicità sociale, meno è pagato. Per questo una maestra viene pagata meno di un manager e un bibliotecario meno di un poliziotto, anche se dovrebbe funzionare all’incontrario, in un mondo più giusto. Ma c’è, a parità di oppressione, un altro fattore. L’incidenza delle lotte. La realtà è che loro, i metalmeccanici e i facchini, fanno sciopero e voi no. E perché? Forse perché voi siete più ricattati? Eppure anche un operaio della logistica nordafricano, per dire, è ricattabile, perché è vulnerabile e può perdere con il lavoro il diritto di soggiorno. Ma l’operaio del capannone all’uscita dello snodo autostradale ha qualcosa che il lavoratore editoriale non ha: ha compagni e compagne, altri operai e operaie che lo sostengono. Non avete idea di quanti scioperi stiano vincendo – insieme – gli operai della logistica, quelli che scandalizzerebbero la vostra insegnante di greco. Non li vedete, perché i giornali non parlano degli scioperi, soprattutto quando vincono vertenze, ma quelli usciti dall’Ipsia e i migranti arruolati nella logistica vi danno cappotto in lotta di classe anche se non hanno mai letto Bourdieu.

E tu? Tu sei circondata da persone che prendono il loro lavoro come un vanity job e possono permettersi di sostenere paghe più basse perché hanno appoggi di famiglia. Che agli scioperi preferiscono le ferie. Quello che rimane a te è un senso di solitudine e il rancore della vittima, che non diventa mai lotta condivisa. Ti senti sola perché lo sei: sei l’unica persona working class nella stanza.

Copertina di Non è un pranzo di gala: Indagine sulla letteratura working class
di Alberto Prunetti: raffigura varie punte di cacciavite insieme a una punta da pennino.

Uno spettro si aggira nel mondo delle lettere. È lo spettro di una letteratura che racconta il mondo del lavoro dall’interno, fatta da scrittrici e scrittori di estrazione proletaria o appartenenti alla nuova classe lavoratrice precaria. Una letteratura che può avere forme, lingue, strutture e scopi diversi da quelli perpetuati nelle scuole di creative writing. È la letteratura working class. Alberto Prunetti prova a definirne i tratti e ne ripercorre l’evoluzione, rendendo manifesto il legame tra le storie che siamo disposti a leggere e ascoltare e le condizioni materiali dell’industria che a queste storie gira intorno. Questo libro – che se ne frega della compostezza e delle buone maniere, che è saggio ma anche pamphlet, memoir, analisi critica – parla all’aspirante scrittore working class, ai lavoratori dell’editoria e ai lettori di qualunque classe, e ci ricorda che i libri che riempiono i nostri scaffali sono scritti, scelti e pubblicati da un pezzo piccolissimo di mondo: è ora di fare spazio anche a tutto il resto.

2 risposte a “Citazione della settimana – “Non è un pranzo di gala” di Alberto Prunetti”

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