Buon venerdì, prodi seguaci!💄

Oggi vi scrivo di un film che aspettavo con molta trepidazione e che ho finito per perdere di vista a causa del Covid: si tratta de Gli anni amari, film italiano del 2019, diretto da Andrea Adriatico, e racconta della vita di Mario Mieli, uno dei fondatori del movimento omosessuale italiano e dei massimi teorici del pensiero nell’attivismo omosessuale italiano. Potete recuperarlo su RaiPlay.

La mia idea era quella di vedere il film e poi finalmente approfondire il suo pensiero leggendo Elementi di critica omosessuale, il suo testo più famoso e più importante, che è stato fondativo per gli studi di genere in Italia. Ho già letto La Traviata Norma, spettacolo teatrale ideato anche da Mieli, e mi è rimasta una gran voglia di approfondire la sua figura.

Purtroppo, però, la visione di questo film non è andata bene come speravo: mi è sembrato davvero un brutto film, sicuramente noioso e con dei problemi macroscopici. Il primo è di ordine narrativo: sono abbastanza certa che una persona che non conosca, almeno a grandi linee, la storia del movimento omosessuale italiano e di Mario Mieli trovi la prima metà del film piuttosto confusionaria, perché si susseguono scene relative a momenti diversi nella vita di Mieli senza che ci si preoccupi troppo di spiegare come si passa dall’una all’altra. Per esempio, ci viene detto che Mieli entra a far parte del FUORI! (il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, una della prime associazioni del movimento di liberazione omosessuale italiano), ma poche scene dopo ci viene detto che Mieli ha abbandondato il gruppo, perché questo si è alleato con il Partito Radicale, senza elaborare ulteriormente sulle sue motivazioni o su quelle del FUORI!. Cosa dovrebbe capire una persona di questa storia – peraltro pochissimo raccontata in Italia – se già non la conosce?

Un altro problema per me è stata l’interpretazione di Nicola Di Benedetto, che ha dato a Mario Mieli un atteggiamento estremamente affettato e artificioso, che in alcuni momenti sfiora il macchiettistico: l’ho trovato fisicamente respingente e ho fatto davvero fatica a guardare Gli anni amari. Immagino che si volesse sottolineare il suo travestitismo e la sua transessualità – che per Mieli significava che ogni uomo è anche una donna e ogni donna è anche un uomo, oltre al fatto che in ogni essere umano fosse presente una pluralità di tendenze dell’eros – ma hanno finito per farlo diventare quasi una figura caricaturale, probabilmente anche perché in questo film del pensiero di Mieli non c’è quasi niente.

Veniamo quindi all’elefante nella stanza: ne Gli anni amari hanno scientemente deciso di lasciare fuori dal racconto biografico tutto il pensiero di Mieli: emerge poco più di un generico attivismo per i diritti di omosessuali e donne, funzionale alla narrazione del ribelle contro la società borghese. Ora, io capisco che Mario Mieli è ancora oggi una figura capace di scatenare un’infinità di polemiche e che quindi si sia optato per un film che non facesse sprofondare tuttз nel letame che l’estrema destra ama lanciare in queste circostanze, ma ne è uscito fuori un film pressoché insignificante e mortalmente noioso. Il vuoto siderale fatto film.

Ah, e comunque l’estrema destra, nelle persone di Cavandoli e Pillon, ha trovato comunque il tempo di fare due interrogazioni parlamentari contro il film. Perché la libertà di parola è sacra e la cultura italiana ce la invidiano nel mondo, ma ‘ste teorie gender, mamma mia, signora mia!

Comunque, ci sono anche alcune scene che ho apprezzato (per esempio, la rappresentazione di un brano da La Traviata Norma), ma in quasi due ore di film sono state delle brevi pause alla noia – me lo sono addirittura visto in due sessioni, perché mi calava la palpebra anche mentre prendevo appunti.

Voi che mi raccontate? Lo avete già visto, oppure vi ho fatto conoscere un film nuovo (anche se magari non vi ho fatto venire voglia di vederlo)? Fatemi sapere!

Buon fine settimana!🍇

Fonte immagini: TMDB