
Che ne è oggi della discepola prediletta, della donna autorevole, dell’apostola che ha creduto e seguito Gesù? Un lungo processo di alterazione e di ridimensionamento ci consegna una figura di peccatrice e di pentita, nella quale si fondono bellezza sensuale e mortificazione del corpo. Riflettere sul «caso Maddalena», addentrarsi nelle pieghe della storia e delle arti, significa rimuovere equivoci e manipolazioni, ritrovando, nel cuore del cristianesimo, i ruoli determinanti che le donne aspettano ancora di svolgere pur avendoli avuti fin dalle origini.
Chi mi conosce sa che sono atea e che la teologia mi fa venire il latte alle ginocchia, ma sa anche che mi secca enormemente vedere spacciati l’estremismo cristiano-cattolico e la sua versione soft facente capo all’attuale papa come le uniche possibili interpretazioni delle scritture: quindi mi fa piacere ogni tanto leggere qualche libro di teologia femminista, il cui scopo principale mi sembra smascherare millenni di uomini che hanno cercato in tutti modi di convincersi che il loro dio e suo figlio li autorizzavano a discriminare le donne (e un’infinità di categorie umane, ma non è questa la sede opportuna per questo argomento).
Valerio, infatti, si premura di spiegarci, in maniera molto semplice, che guardando alle fonti Gesù non aveva alcuna intenzione di discriminare le donne e che non c’è alcun reale motivo per escluderle dal sacerdozio e dai ruoli di potere nella Chiesa se non facendo appello alla tradizione più antica del cristianesimo, quella patriarcale. Perché va bene una religione che mischi un po’ le carte in tavola, ma non che faccia saltare il banco: sia mai che questi grandi uomini pii si ritrovino a dover basare la loro identità su qualcos’altro che non sia tenersi stretto il loro presunto diritto di dominare le donne.
La figura di Maria Maddalena è un esempio perfetto di cosa accade quando l’interpretazione maschile è l’unica disponibile: le sono stati cuciti addosso una serie di ruoli non suoi, è stata confusa con altre donne ed è diventata una summa di tutte le possibili categorie entro le quali confinare qualunque donna. Dalla penitente alla prostituta, dalla donna amorevole che accudisce a quella appagata dalla contemplazione: nessuna traccia del fatto che “il discepolo prediletto” del Vangelo di Giovanni potrebbe essere proprio lei, Maria Maddalena, visto che la parola discepolo in greco antico non è declinabile al femminile ed essendoci molte donne che seguivano Gesù lo si può intendere come un maschile sovraesteso. Ma non era evidente che il maschile in realtà è neutro e include tutti i generi?
L’unico difetto che ho riscontrato in Maria Maddalena è che è troppo breve, un difetto mitigato dal fatto che c’è un lungo elenco di fonti grazie alle quali è possibile approfondire l’argomento. Non l’ho trovato neanche un testo noioso, nonostante l’argomento teologico, visto che purtroppo la costruzione dei ruoli di Maria Maddalena all’interno della Chiesa sono quelli in cui poi ci siamo ritrovate incastrate noi donne che viviamo in Paesi di tradizione cristiano-cattolica insieme a tutte coloro che quella tradizione se la sono vista imporre.
Molto interessante! Se non l’hai ancora visto, ti consiglio il ciclo di documentari “Le donne nella storia” >”https://www.raiplay.it/dirette/raiscuola/Le-donne-nella-storia-Il-mondo-antico—104ea3f5-1a21-405e-9ad5-da9f61428205.html. Ho come l’impressione che le discriminazioni di genere dell’antica Grecia (vedi Pandora=fonte di tutti i mali) siano state fatte proprie dalla religione (Pandora=Eva). Nel corso della storia, diverse religiose e teologhe hanno provato a cambiare le carte in tavola, a rivendicare un ruolo maggiore per le donne, ma sappiamo come sono andate le cose…
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No, me lo segno, grazie!🧡 È vero, alcune anche in momenti storici “insospettabili”, ma non le ha ascoltate nessunǝ. Per quanto riguarda la teologia, un bel balzo avanti è stato fatto nel corso del Novecento, ma ce n’è poca o nessuna traccia nella teologia che poi arriva a tuttз noi, un po’ perché l’estremista che dà di matto fa più rumore e un po’ perché gli spazi pubblici più popolari di dibattito pubblico sembrano particolarmente impermeabili a qualsiasi cosa smonti “verità” ritenute incontrovertibili.
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Io invece sono cristiano però appoggio la tua visione sulla Chiesa e le persone che la dirigono. Sono un gran sostenitore del differenziare necessariamente la Fede dalla Chiesa, perché se la prima è un legame spirituale con il trascendente (in qualsiasi sua forma e con qualsiasi nome sia chiamato), la seconda è composta da uomini che, per definizione, sono fallibili. Io stesso vado molto poco in chiesa, e saranno anni che non partecipo davvero a una messa.
L’argomento del libro è molto affascinante, se ne era fatto un gran chiasso anni fa quando era uscito Il Codice Da Vinci ma senza poi, in realtà, approfondire davvero la questione – o almeno, non questa questione, l’unica davvero importante.
Però più che un testo di teologia mi sembra un’esegesi dei vangeli e della Bibbia, per tornare un po’ alla base del messaggio originale scostandosi da secoli (millenni) di interpretazioni di parte.
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Sì, hai ragione, ho usato il termine in maniera impropria: è più esegesi.
Ovviamente le posizioni nella Chiesa sono molteplici: mi secca molto che non ce ne sia praticamente traccia nel dibattito pubblico. E il fatto che il papa sia già praticamente stato santificato quando non ha fatto praticamente niente di concreto su una quesione capitale come la pedofilia nella Chieda mi manda ai matti.
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