
Un attacco violento alla morale dominante. Il libro, composto da lettere, poesie e saggi brevi, denunciava la condizione di oppressione in cui vivevano le donne portoghesi, con particolare attenzione alla sfera della sessualità e criticava aspramente le guerre coloniali. L’opera fece scandalo, le autrici furono portate in tribunale e accusate di pornografia e offesa alla morale pubblica e il libro venne sequestrato.
Come scrivevo qualche settimana fa – ma lo riscrivo perché era Ferragosto e immagino in parecchiз avessero di meglio da fare che stare a leggere me – ho incrociato questo libro grazie a un articolo de Il Post che ne raccontava la storia di come avesse contribuito ad alimentare il malcontento già crescente nei confronti del regime di Marcelo Caetano e che portò alla sua caduta nel 1974. Purtroppo il libro, arrivato in Italia nel 1977, è fuori catalogo: sia lodata la biblioteca che mi è giunta in soccorso, ma spero proprio che qualche CE decida di pubblicarlo di nuovo perché Le nuove lettere portoghesi è uno di quei libri che fa bene leggere.
Il libro usa una commistione di stili – poesia, saggio e romanzo epistolare – per raccontare la condizione delle donne portoghesi sotto il regime di Caetano e, più in generale, delle donne nelle società patriarcali, senza i soliti filtri del buon costume e della buona creanza. Infatti, fu subito definito pornografico e incompatibile con la morale pubblica: mica si può parlare di vagine, masturbazione femminile e di maschi tesi a ingannare la loro impotenza, riproduttori, stalloni, così pessimi amanti, così frettolosi a letto, così ansiosi di esibire il pene. Mica si può dire che non è di questi uomini di cui le donne portoghesi, le donne di tutto il mondo, hanno bisogno.
Nemmeno si può parlare e descrivere tutta la violenza di genere subita dalle donne: quella sì, davvero scandalosa, oscena e indegna. Ma si sa, alle società patriarcali non piace che si mostrino i panni sporchi della sua violenza in pubblico: è pericoloso, si rischia di far vedere a tutte che non sono sole e di fornire loro gli strumenti per analizzare la propria situazione al di fuori delle logiche patriarcali. Le autrici, forti della stanchezza che la sottomissione e l’obbedienza portano con sé, hanno preso spunto da un’opera del 1669, Lettere di una monaca portoghese, per raccontare in chiave femminista il dolore di questa donna, Maria Alcoforado, costretta a prendere i voti e innamoratasi del cavaliere di Chamilly, che finì per abbandonarla al suo destino di prigioniera dopo aver approfittato dei suoi sentimenti.
L’aspetto che come al solito mi intristisce di più di questo genere di libro e che, sebbene sia degli anni Settanta e scritto durante una dittatura, un testo del genere potrebbe generare scandalo ancora oggi, semplicemente perché ha il tipo di contenuti dai quali gli uomini si sentono minacciati e dai quali c’è bisogno di rassicurarli: non tutti gli uomini, bravo che non violenti la tua compagna, complimenti per aver fatto gli auguri a tutte le donne per l’otto marzo. E se per una volta ci concentrassimo sulla violenza di genere invece che sul vostro amor proprio ferito?
Breve storia triste: ho trovato diverse informazioni ed edizioni dedicate a ” Lettere di una monaca portoghese”, ma pochissimo materiale (fatta eccezione per l’articolo del Post) su questo… Spero che qualche CE si renda conto dell’importanza di questo testo. Intanto grazie per averne parlato di nuovo: merita tutta l’attenzione possibile.
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Be’, ce n’è addirittura una illustrata da Milo Manara: immagino che anche solo questo le abbia dato molta visibilità.
Sarebbe davvero bello che qualche CE lo riporti in Italia, magari con una bella introduzione e qualche nota che spieghi tutti i riferimenti storico-culturali che sicuramente mi sono persa.
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