
Nell’Inghilterra della seconda guerra mondiale, minacciata dai missili V2, il tenente americano Tyrone Slothrop è dotato di una facoltà tutta particolare: avverte in anticipo la caduta dei razzi grazie all’eccitazione sessuale. Per questa prerogativa viene tenuto sotto controllo dai servizi segreti e dagli scienziati. Avvertendo che contro di lui si sta architettando qualcosa fugge da Londra. Il libro, parabola sulla guerra e la tecnologia, racchiude un profondo significato filosofico ed esistenziale.
2021 RHC, Task 1: Leggi un libro che hai paura di leggere
Nel 1974, la giuria deputata a scegliere quali romanzi candidare per il Premio Pulitzer per la narrativa scelse L’Arcobaleno della Gravità all’unanimità; l’advisory board la prese così bene da definire il contenuto del romanzo come illeggibile, pretenzioso, troppo lungo e in certi passaggi osceno e si rifiutò di assegnare il premio per quell’anno. Sembra più probabile i membri dell’advisory board manco siano riusciti a finirlo, come ammesso candidamente da qualcunǝ…
Difficile dar loro torto, comunque: L’Arcobaleno della Gravità è il classico libro dove non si capisce nulla tranne qualche qualche significato superficiale qua e là che ti fa arrivare strematǝ alla fine. Un po’ come l’Ulisse di Joyce, anche se devo ammettere di aver trovato il romanzo di Pynchon più comprensibile dal punto di vista dell’ambientazione: semplicemente, la storia della Seconda Guerra Mondiale e di tutto ciò che le è girato intorno mi sono più familiari della storia irlandese, quindi da questo punto di vista sono riuscita a seguirlo meglio. Per il resto, è tutto abbastanza oscuro.
Posso dire di aver capito i temi generali (e di essermi anche sentita toccata profondamente in almeno un paio di momenti), ma c’è un mole enorme di dettagli che non sono minimamente in grado di spiegarmi – e che non ho nemmeno troppa voglia di approfondire perché ammiro la capacità di scrivere romanzi di questa complessità, ma non muoio dalla voglia di passare il mio tempo libero a sviscerarne i significati. Il mio impegno in tal senso si è fermato ad accompagnare la lettura con The Gravity’s Rainbow Handbook: A Key to the Thomas Pynchon Novel di Robert Crayola e solo perché lo avevo incluso nell’abbonamento di Scribd, visto che non è in grado di dirvi molto più di quello che potete tranquillamente capire da solǝ. Può essere giusto utile come glossario dei nomi e come mappa per ricordarsi dove si è all’interno del romanzo.
Vale la pena di soffrire mille pagine per leggere questo romanzo? Difficile a dirsi. In alcuni momenti mi sono sentita così frustrata – il livello di paranoia descritto da Pynchon è stremante dopo anni passati a sorbirsi complotti su vaccini, QAnon e compagnia bella – e così annoiata – avete presente le scene di coprofilia che si mettono per disgustare i membri di un rispettabile advisory board? Ecco, una noia – che alla fine la voglia di lanciarlo dalla finestra era piuttosto forte. Allo stesso tempo, però, non penso di aver mai letto un romanzo così capace di descrivere lo sfacelo totale portato dalla Seconda Guerra Mondiale, non solo da un punto di vista fisico e materiale, ma anche psicologico e morale.
Mentre lo leggevo, poi, continuava a risuonarmi in mente Zerocalcare, quando a proposito della pandemia e della sua gestione diceva:
Questa invece è l’apocalisse più lenta che ci hanno mai raccontato. E manco sapemo a che punto stamo, perché ormai non ci sta manco più la fine del primo tempo. Quindi boh, forse stamo alla fine, forse non stamo manco a metà. Ma come fai a fare un cartone se non ci capisci più un cazzo e ormai te stai ad abbioccà perché sto film è sempre uguale?
Ecco, se dovessi scrivervi come mi è sembrato L’Arcobaleno della Gravità nel complesso, vi scriverei che è la descrizione di una lunga discesa verso la fine. Forse non l’apocalisse e la fine di tutti i tempi (a voler essere ottimistз), ma sicuramente la fine di tutto quello che abbiamo conosciuto fino a quel momento. Roba che si adatta alla nostra contemporaneità, ma che non mi sento di consigliare troppo alla leggera, sia per la complessità della lettura, sia per la presenza di qualunque contenuto sensibile sia stato pensato dall’umanità.
Niente che invogli la lettura, mi rendo conto, ma praticamente niente di questo romanzo è appetibile se non il fatto che altrз lettorз sono lì a dirvi che è più della storia di un tizio che ha un’erezione ogni volta che sta per cadere un razzo. E se la sola idea vi sembra folle, sappiate che non è niente rispetto alla follia – la follia umana – che troverete ne L’Arcobaleno della Gravità.
Ma come! Con tutti quei difetti gli dai 5 stelle?! 😅
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Ahahah, un esempio plastico di come le stelle abbiano senso solo nella mia testa!😅 La verità è che non riesco a dargli meno di cinque stelle, ma senza un motivo razionale: semplicemente perché, nonostante non abbia capito quasi nulla di quello che ho letto, mi è rimasto appiccicato addosso per giorni.
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Prima di tutto complimenti per averlo letto e per essere riuscita a tirarne fuori una recensione così intelligente. Detto questo, credo che me ne terrò alla larga: ho già dato con “Ulisse” e “Infinite Jest”. Se, un giorno, troverò una guida alla lettura con i controc…i, proverò a leggerlo… o forse no… 🤣.
Buone, si spera meno cervellotiche, letture!
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Tre mesi di attenta ponderazione solo per scrivere qualcosa che avesse almeno senso e mi scrivi che sembra addirittura una recensione intelligente: sono ufficialmente molto lusingata!🥰
Una guida sarebbe un’ottima idea: ci sono momenti in cui stai seguendo i pensieri del personaggio X e a un certo punto capisci che Pynchon è passato a un altro personaggio. Pensi di esserti distratta e torni indietro, ma niente: Pynchon è semplicemente passato a un altro punto di vista senza dirti di chi è e tu pensi, Ma come faccio a continuare a leggere questo libro se non so nemmeno di chi sono questi pensieri!?
Quindi, ecco, hai tutta la mia comprensione per la decisione di passare oltre!💛
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Sarà perché, mentre via via la fatica si disfaceva in uno sforzo carico di passione, ho alla fine adorato, e riletto, Infinite Jest (Ulisse no), e anche se so bene come Pynchon non sia proprio proprio nelle mie corde, mi viene una qualche esitante voglia.
Bella la tua recensione.
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Infinite Jest ancora mi manca e mi fa un po’ paura anche!😅 Ma prima o poi ci proverò anche con lui.
Capisco la titubanza su Pynchon e ti posso confermare che leggerlo a questi lumi di luna è particolarmente sfiancante. Posso anche dirti che alla fine non me ne sono pentita e che, adesso che la fatica è passata, sono anche contenta di averlo letto.
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Mi convince 😉
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