
Un romanzo maestoso, di straordinaria intensità, in cui si narra la vita di Sethe, una giovane e indomabile donna di colore che, negli anni precedenti alla Guerra Civile, si ribella alla propria schiavitù e fugge al Nord, verso la libertà. La sua vicenda si intreccia con quella di altri indimenticabili personaggi in un racconto che, come ha scritto nella sua Postfazione Franca Cavagnoli, curatrice del volume, “si insinua nei meandri del tempo, lasciando scaturire ora qua ora là il non detto, scaglie di ricordi troppo penosi per essere contenuti, dolorosi frammenti di memoria”. Con questo libro Toni Morrison, Premio Nobel per la Letteratura, ha voluto rivolgere un invito ai bianchi e agli afroamericani: “Tornare a quella parte della propria storia che troppi hanno rimosso.

2020 RHC, Task 2: Leggi una rivisitazione di un classico, di una fiaba o di un mito scritto da un’autere razzializzatə
Amatissima è quel tipo di romanzo immenso che, dopo averlo letto, vorresti leggesse chiunque, ma non hai idea di come scriverne perché almeno qualcunǝ si incuriosisca abbastanza da fare un tentativo. Mamma mia, Morrison, cosa non mi hai fatto provare durante questa lettura!
E dire che per gran parte della prima metà non mi aveva preso per niente: non riuscivo bene a capire dove volesse portarmi Morrison, complici quel tocco di realismo magico che sconcertava la mia ragione e una storia della quale faticavo a mettere insieme i pezzi. Poi a un certo punto qualcosa ha scattato, gli elementi della storia si sono messi in fila e ho capito di star leggendo un capolavoro.
Vi diranno che Amatissima è un romanzo sulla schiavitù dei neri negli USA – ed è vero – ma quello è solo il primo filo, che poi si intreccerà con altri fili per dare vita a un tessuto simile al raso, così uniforme che è difficile individuare il punto di partenza. Come si fa a dire di aver raggiunto la libertà? Che cos’è la libertà? Basta non avere più padroni e padrone, oppure è una questione più complessa, fatta di tanti ambiti nei quali liberarsi?
Ho amato il modo in cui Morrison ha raccontato la maternità, inevitabilmente intrecciata con lo schiavismo e il patriarcato, che ne pervertono l’amore con le loro logiche gerarchiche e il loro assoluto disprezzo per la libertà altrui. Non si attraversa indenni una società dove a chi è in fondo alla scala gerarchica può essere fatta qualsiasi cosa – e Morrison non è parca di esempi. Nemmeno essere le vittime garantisce di aver imparato la lezione.
E in questo romanzo di donne, non manca lo sguardo sulla mascolinità, annientata nella condizione di schiavo, dove qualunque pretesa di forza e superiorità sugli altri generi viene meno e ancora persa nel tentativo di ritrovarsi e ricostruirsi secondo logiche diverse.
It was not a story to pass on: non è una storia da tramandare e non è una storia da ignorare. È particolarmente consigliata alle persone razzializzate e a chi ama la letteratura di confine, non tanto geografico, ma etico e interiore.

