È delineata la storia culturale del terremoto, in un percorso che dalle antiche civiltà mediterranee conduce fino a oggi. Perché ancora rovine alle soglie del terzo millennio? Le domande, le interpretazioni, le scelte che si sono susseguite attorno al terremoto parlano delle paure, del peso sociale ed economico delle distruzioni e della fatica delle ricostruzioni. Il pensiero teorico sul terremoto, per due millenni incardinato nella spiegazione di Aristotele e nelle sue varianti, ha avuto certezze e dubbi, in una secolare dipendenza da visioni religiose, poi affrancato fra inquietudini e tragici conflitti. Numerosi testi di fonti, qui selezionati con cura esperta, sono fruibili come veicoli di conoscenza diretta per intravvedere universi mentali del passato. Questo viaggio nel tempo è scandito dal succedersi di grandi terremoti accaduti nel mondo e in Italia, seguendo il filo rosso delle risposte sociali, politiche e culturali, le cui tracce gettano una luce nuova sui problemi del presente, in una affannosa contiguità.

2020 RHC, Task 5: Leggi un libro su un disastro naturale 

Storia culturale del terremoto dal mondo antico a oggi è stata una lettura molto interessante, anche più di quanto mi aspettassi, e ci mostra l’evoluzione delle conoscenze scientifiche sull’origine del fenomeno e del modo in cui le persone che purtroppo si sono trovate a vivere con le conseguenze di scosse più o meno violente hanno reagito.

Sembrerà bizzarro, ma è facile rivedere le tristi storie che ci sono familiari a causa degli ultimi terremoti in Italia anche in eventi sismici lontani nel tempo e a volte anche nello spazio. La perdita di chi subisce il terremoto e la solidarietà esterna a quei territori; l’interpretazione del fenomeno come punizione divina, come una fatalità che ci ricorda la fugacità della vita o come evento naturale studiabile e magari infine prevedibile (innumerevoli sono i tentativi in tal senso, alcuni davvero fantasiosi); gli enormi costi delle ricostruzioni, che non sempre consentono di portare a termine la rinascita delle comunità, disgregate dai tempi lunghi o dall’incapacità di far fronte alla crisi socio-economica conseguente al terremoto.

Fa abbastanza impressione leggere della storia sismica del Centro Italia e di come, nonostante le nostre attuali conoscenze, nulla sia stato fatto per mettere in sicurezza l’area, che infatti è stata devastata nel 2009 e nel 2016: eppure numero terremoti si sono succeduti in quell’area nel corso dei secoli. E quante altre zone ci sono in Italia, si chiedono l’autrice e l’autore, ad aver bisogno di interventi in vista della sismicità del nostro Paese? La stima è di un terremoto disastroso ogni 4-5 anni: sarà il caso di darsi una mossa?

La solidarietà verso le vittime dei terremoti è sempre stata altissima in Italia: ogni volta ci spertichiamo in lodi su quanto viene donato e sulle varie iniziative che persone volenterose mettono in atto per dare una mano. Tutto magnifico – la solidarietà è sempre un bello spettacolo – ma rimane quello: uno spettacolo che non è capace di creare quella cultura necessaria affinché gli immobili italiani vengano messi in sicurezza prima che la terra tremi e crollino ammazzando decine di persone.