
This anthology of Welsh short stories offers a chronological overview of the form in Wales during the last century. Twenty-five English-language writers provide one story each to produce an entertaining and varied anthology. Tales of horror, satire, humor, war, the aristocracy, love, madness, industry, the countryside, politics, and sport are all covered. The styles are varied, from the lyrical to the grittily realistic, as are the settings, from Wales in the early 20th century to contemporary South Africa. Contributors include Dannie Abse, Glenda Beagan, Ron Berry, Duncan Bush, Brenda Chamberlain, Rhys Davies, Dorothy Edwards, Caradoc Evans, George Ewart Evans, Margiad Evans, Sian Evans, Geraint Goodwin, Nigel Heseltine, Richard Hughes, Emyr Humphreys, Glyn Jones, Gwyn Jones, Alun Lewis, Clare Morgan, Leslie Norris, Ifan Pughe, Alun Richards, Jaci Stephen, Dylan Thomas, and Gwyn Thomas.

2020 RHC, Task 10: Leggi un libro ambientato in uno scenario rurale
Questa raccolta di racconti mantiene un perfetto equilibrio tra storie che non mi hanno detto nulla e storie che mi hanno fatto venire voglia di approfondire con altri lavori dell’autrice o dell’autore.
La raccolta è iniziata bene con The Wild Horses and Fair Maidens of Llanganoch di Ifan Pughe, che sembra una cartolina di quello che ci aspetterà nelle prossime pagine: relazioni difficili e complicate, natura con la sua magia, legami che ingabbiano e voglia di libertà. Si prosegue con The Conquered di Dorothy Edwards, che mi è piaciuto proprio tanto: in una manciata di pagine, sono stata risucchiata dal cambiamento di Ruthie e dalle sue oscure motivazioni.
Ci sono poi alcuni racconti che mi hanno lasciato poco o niente, finché arriviamo a The Old Woman and the Wind di Margiad Evans, una storia di stregoneria, odio, solidarietà e rimorso. Possessions di George Ewart Evans mi ha ricordato vagamente La roba di Verga; The Pit di Gwyn Jones, invece, è piuttosto angosciante, mentre il protagonista vaga perso in cunicoli dove forse qualcuno sta tentando di ucciderlo…
Arrayed Like One of These di Gwyn Thomas non mi ha detto niente, mentre Jordan di Glyn Jones è un particolarissimo racconto horror che consiglio di recuperare a chi ama il genere. Patricia, Edith and Arnold di Dylan Thomas, uno dei pochi autori che già conoscevo, l’ho trovato carino, mentre il brevissimo Davis di Sian Evans è una delle cose più tristi che abbia mai letto.
Seguono alcuni racconti per me poco rilevanti (ma tra i quali vi segnalo The Chosen One di Rhys Davies, che è un autore dimenticato pesantemente influenzato dai lavori di D.H. Lawrence e, se siete suoi fan, magari vi farà piacere recuperarlo), finché sono arrivata a The Return di Brenda Chamberlain, la storia di un amore al di fuori delle convenzioni e molto sparlato.
Il prossimo racconto a colpirmi è stato My Father’s Red Indian di Dannie Abse, la storia di un padre con un amico immaginario, o forse no, mentre The Arrest di Emyr Humphreys, che racconta l’interazione tra tre arrestati, dipinge un quadro interessante, ma non proprio indimenticabile. Scream, scream di Glenda Beagan si svolge in un ospedale ed è piuttosto angosciante e anche Sing it Again, Wordsworth di Leslie Norris non brilla per allegria, ma mi è piaciuto molto il racconto di questa amicizia sfilacciata dall’incuria e probabilmente alla fine persa per sempre.
Infine, mi sento di porre l’accento su Boss di Duncan Bush, che ho trovato molto disturbante con questa donna bianca che si dipinge la pelle di nero per compiacere l’amante e su Losing di Clare Morgan, che chiude la raccolta, e parla di crescita e di rapporto madre-figlia.

