Buon lunedì, prodi seguaci!🌳

Come vanno le cose? Spero che la permanenza forzata in casa non vi abbia fatto impazzire e che vi stiate intrattenendo come si deve. Per quanto mi riguarda, questo fine settimana l’ho passato nella felice Inghilterra in compagnia di Ivanhoe di Walter Scott.

I suoi sospetti potevano però essere giustificati perché, tranne forse i pesci volanti, non esisteva razza sulla terra, nell’aria o nell’acqua, che fosse oggetto di una persecuzone così incessante, generale e implacabile come quella che subivano gli ebrei in quel periodo. Bastava il minimo e più irragionevole pretesto, l’accusa più assurda e infondata, perché le loro persone e proprietà si trovassero esposte a ogni accesso dell collera popolare. Normanni, sassoni, danesi e britanni, per quanto ostili fossero tra loro, si disputavano il vanto di chi detestava maggiormente questo popolo, perché odiarlo, ingiuriarlo, disprezzarlo, depredarlo e perseguitarlo era considerato un dovere religioso.

Autentico bestseller ‘ante litteram’, destinato a incidere in modo profondo sui gusti e sull’immaginario dell’intero Ottocento, Ivanhoe (1820) realizza una mirabile fusione tra il realismo del romanzo storico e la fantasia del racconto di avventure. Con i suoi conflitti tra sassoni e normanni, con le sue foreste popolate da nobili fuorilegge e signori arroganti, l’opera di Walter Scott costituisce tuttora una delle rappresentazioni letterarie più vive e stimolanti del Medioevo.