Buon martedì, prodi seguaci.

Ieri, per celebrare la Giornata della Memoria, ho visto questo documentario, I campi di concentramento nazisti, su Netflix. Si tratta del documentario ricavato dalle ore e ore di riprese fatte dalle truppe alleate che liberarono i vari campi nel corso del 1945 in modo da preservare una testimonianza visiva di ciò che era accaduto. Fu anche mostrato durante il processo di Norimberga come prova dei crimini compiuti dal regime nazista.

Se non avete Netflix, ho visto che si trova anche su Dailymotion.

Vorrei scrivervi che dovete guardarlo, di trovare un’ora della vostra vita da dedicare a vedere con i vostri occhi quell’orrore, ma non lo farò. Per quanto ritenga che sia nostro dovere farci carico di quella memoria, per condividerla e coltivarla come vaccino, non posso biasimarvi se non ve la sentite di vedere quelle immagini.

Siamo abituatu a conoscere quell’orrore tramite dei filtri: un film, un libro, un documentario, una pagina Wikipedia. Anche la testomonianza di chi è sopravvisutu ci arriva calmierata, perché noi non eravamo lì e come fare a immaginare l’inimmaginabile?

I campi di concentramento nazisti ci porta lì, senza filtri, e non ci sono parole per descrivere quello che si vede. È l’orrore indicibile, un mare denso e oleoso nel quale ci si sente sprofondare con la consapevolezza che dietro quell’orrore indicibile ce n’è uno ancora più grande, spaventoso e inconoscibile. Un orrore che nessun essere umano, mai, in nessun luogo, dovrebbe essere costretto a provare.