Buon lunedì, prodi seguaci!🐟
Questo fine settimana l’ho passato nell’India di Padiglioni lontani di M.M. Kaye e devo dire che a dispetto dei miei timori si tratta di un tempo ben speso.
«Non conosci questa montagna, vero? É la più alta della catena che si vede da Gulkote: un’alta cerchia di picchi nevosi. Di solito dicevo le mie preghiere rivolgendomi a quelle montagne. Stupido, vero?»
«Non direi. Non sei il primo, né il solo: ci sono montagne sacre in tutto il mondo. E poi c’è Davide, naturalmente: “Levavi oculos…”»
Ash rise. «Lo so. É strano che tu abbia detto una cosa simile. Pensavo sempre al Dur Khaima ogni volta che cantavamo questo inno in cappella». Si voltò verso le alture e i lontanissimi monti che sorgevano dietro, scuri contro il cielo e citò sottovoce: «Leverò gli occhi oltre le colline, da cui mi giunge aiuto. Sai, Wally, appena arrivai in Inghilterra, cercai di scoprire in che direzione si trovasse l’Himalaya, per potermi voltare da quella parte ogni volta che dicevo le preghiere, come Koda Dad e Zarin si voltavano verso la Mecca. La zia ne rimase inorridita. Disse al vicario che non soltanto ero un pagano, ma che veneravo il diavolo».
«Non potevi capirla», disse Wally comprensivo. «Io sono stato più fortunato: la mia famiglia non scoprì mai che per anni ho creduto di pregare il nonno: sentivo papà e i suoi fratelli riferirsi a lui chiamandolo “Nostro padre”. Oltretutto il nonno aveva un paio di fedine bianche impressionanti e una catena d’oro sul panciotto e tutti erano terrorizzati da lui. Non ti dico che colpo è stato per me scoprire infine che in realtà non era Dio e che fino a quel momento avevo inviato le mie suppliche all’indirizzo sbagliato. Tutti quegli anni di ardenti preghiere sprecati. Un vero disastro, te l’assicuro».

Comincia nell’India della metà Ottocento, all’epoca dell’Impero retto dalla giovane regina Vittoria, questo romanzo dedicato a questo paese, alla sua gente e alla sua cultura. Il libro è insieme il racconto di un amore indimenticabile: quello tra Ash, un giovane ufficiale inglese allevato come un indù all’ombra dell’Himalaya, e Juli, una principessa indiana. La loro vicenda, che trascende il tempo e lo spazio e domina il flusso degli eventi, si intreccia con quella di un paese dall’atmosfera magica, percorso però da inquietudini profonde. Dai palazzi sontuosi dei maharajah agli agguati nelle gole di impervie montagne, dalla guerra afgana ai “suttee”, dove le vedove si bruciavano sulla pira dei mariti defunti, il romanzo restituisce la storia e l’atmosfera dell’India di allora.