Tre anni fa, la madre di Bear McKenna se ne è andata per una destinazione sconosciuta con il suo nuovo ragazzo, lasciando Bear a crescere il fratellino Tyson di sette anni, detto anche Kid. In qualche modo ce l’hanno fatto, ma visto che da allora è totalmente preso dal fratello, Bear non ha una sua vita, tranne che per poche eccezioni. Si è ritirato dal mondo e di solito gli va bene così. Almeno finché Otter non torna a casa.
Otter è il fratello maggiore del migliore amico di Bear e, così come hanno fatto per tutta la vita, Bear e Otter si incontrano e scontrano in modi che nessuno aveva previsto. Tuttavia questa volta non si può scappare dalla profondità delle loro emozioni. Bear continua a credere che il suo posto sia come tutore del fratello, ma non può smettere di pensare che ci possa essere qualcosa di più per lui al mondo… qualcosa o qualcuno.


La prima cosa da dire di Un insolito triangolo è che uno dei protagonisti (Bear, per la precisione) è demisessuale omoromantico, anche se non c’è scritto da nessuna parte nel libro (mi riservo di dire se verrà fuori nel prossimi libri della serie, che non ho ancora letto). Di solito è una cosa che mi manda in bestia: le etichette esistono per essere usate e là fuori ci sono molte persone in cerca di modelli positivi. Tuttavia, non posso avercela con Klune perché nel lontano 2011, quando il libro è uscito per la prima volta, non aveva ancora fatto coming out come asessuale e magari voleva evitare domande invadenti.

La seconda cosa è che Un insolito triangolo farà impazzire chi ama i romance pieni di pensieri angosciosi e avvolti su se stessi: Bear ne è campione mondiale. A tratti è un po’ pesante da leggere, ma secondo me ci sta per come è costruito il personaggio e per il suo background. È più fastidiosa la perfezione di Otter, l’altro protagonista, che deve controbilanciare l’ansia e il panico costanti di Bear.

La terza cosa riguarda le similitudini tra Un insolito triangolo e Shelter, film del 2007, del quale vi avevo scritto tempo fa. Non si può negare che le similitudini ci siano, ma da qui a dire che Klune ha copiato mi sembra un’esagerazione. Si tratta di elementi comuni a moltissime storie d’amore: se iniziamo con questa pignoleria, dovremmo accusare di plagio probabilmente il 90% delle storie d’amore raccontate sul pianeta Terra.

Infine, volevo rassicurarvi sul fatto che i due protagonisti non si chiamano davvero Orso e Lontra: sono i tipici soprannomi simpatici che ti si appiccicano addosso e che nella tua cerchia familiare e amicale continueranno a essere usati fino alla morte. Meno male non sono stati tradotti in italiano, perlomeno fanno un po’ meno strano!

2 risposte a “Un insolito triangolo (Bear, Otter, and the Kid #1) di T.J. Klune”

  1. Una frase della recensione mi ha particolarmente colpito: “le etichette esistono per essere usate”. È davvero necessario etichettare e classificare tutto e tutti? Io per primo amo collocare le cose al loro posto, ma quando di parla di persone e di psicologia delle persone, è fondamentale inquadrare per forza tutto? Non sono un po’ più sfumate di una classificazione?

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    1. Lo spettro asessuale soffre molto di invisibilità: ho passato gran parte della mia vita senza sapere di essere asessuale aromantica e a sentirmi sbagliata e fuori luogo. Non sai quanto sarebbe stato importante per me incontrare prima quelle due paroline e avere un esempio positivo nel quale rispecchiarmi. Secondo me, il focus non dovrebbe essere tanto sull’etichetta, ma sulla sua importanza per le persone nel fornire loro uno scudo contro gli standard della società.

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