
Come si moriva nel Medioevo, e come si muore oggi nelle società ad alto livello tecnologico dell’Occidente: nel corso di un millennio, l’atteggiamento dell’uomo di fronte alla morte, che ad un esame superficiale sembrerebbe quasi immutato, ha subito in realtà un’evoluzione profonda. L’analisi di Philippe Ariés, cui si devono molti importanti studi sulle “mentalità”, si fonda non tanto sui resti letterari e artistici, quanto sui documenti che esprimono la sensibilità comune e l’inconscio collettivo, in particolare le tombe e i testamenti.
Storia della morte in Occidente è una raccolta di articoli e saggi scritti da Philippe Ariès sulla morte, riguardo alla quale, in quanto storico e medievalista, ha inventato un nuovo ambito di studi, relativo al come si muore. Per Ariès, infatti, anche gli atteggiamenti nei confronti della morte sono un costrutto sociale e variano nel tempo e nello spazio.
Questo libro si concentra sull’Occidente, in particolare dal Medioevo e dalla nascita dell’individualismo fino agli anni Sessanta del Novecento (la prima edizione, infatti, è del 1974). Il nostro atteggiamento nei confronti della morte è ulteriormente evoluto, ma già si vedevano le prime avvisaglie di dove stavamo andando, quindi Storia della morte in Occidente è una lettura interessante per ricostruire la nostra visione della morte.
L’unico difetto del libro è che, essendo una collezione di saggi e articoli, finisce per essere ripetitivo in alcune sue affermazioni e non ha una struttura lineare, oltre a non essere particolarmente approfondito in ogni suo aspetto. Per approfondire gli studi di Ariès, vi consiglio di rivolgervi ad altre sue opere.
