Primo romanzo del cosiddetto “Buru Quartet”, “Questa terra dell’uomo” ha una sua genesi particolare: detenuto nel campo di prigionia dell’isola di Buru, con il divieto assoluto di scrivere, Pramoedya Ananta Toer raccontò le sue storie ai compagni di sventura, affidandole alla sola memoria. Quattordici anni più tardi l’intensità di quella voce prese corpo nella forma attuale, conservando nella trascrizione la particolarità di un discorso narrativo fluido e inarrestabile, la dimensione corale che deriva dalla oralità.


2019 RHC, Task 20: Un libro scritto in prigione

Questo è uno di quei romanzi che mi rendono felice di partecipare alla 2019 RHC: non l’avevo mai sentito nominare prima e non potrò mai ringraziare il gruppo di BookRiot per averlo consigliato per questa task.

Questa terra dell’uomo è la storia perfetta per capire cosa significa essere un popolo colonizzato e razzializzato. Spesso capita di incrociare sui social persone bianche che si risentono un sacco non appena si fa notare loro come il razzismo sia bello rampante e di come esse stesse di macchino di barbarie che riescono a vedere solo se commesse da “quella gente là”.

A Minke, giovane nativo giavanese, viene insegnato quanto sia civile, progredita e moderna la cultura europea, e lui ci crede: sente parlare di nuove cure, della bellissima letteratura olandese, delle leggi illuminate e della fine di ogni servilismo e schiavitù. Imparerà ben presto, però, che tutta questa civiltà illuminata non è destinata a lui, che al massimo sarà un animaletto dalle multiformi virtù e usi, ma è riservata a chi ha la pelle bianca.

E il razzismo non è solo questo, evidente ai nostri occhi – o almeno si spera – ma ha anche forme più subdole. Come lo si vede quando si maschera di buone intenzioni, quando diventa il problema è che voi avete abbastanza istruzione, abbastanza voglia di rovesciare il sistema, abbastanza forza, abbastanza tutto. Come fare a essere abbastanza in un mondo che cerca in ogni modo di non farti raggiungere quell’abbastanza?

C’è chi lo raggiunge comunque. Come non vedere la forza di Nyai Ontosoroh, uno dei personaggi femminili più belli che mi sia capitato di trovare in letteratura: una donna venduta da giovanissima affinché diventasse la concubina di un bianco e che è capace di vedere l’ipocrisia e la bassezza morale degli europei come poche altre.

Ma non tutte le persone riescono ad avere quella forza: alcune avrebbero bisogno di protezione: che razza di società civile è una che dice ai suoi membri più deboli, arrangiati! Si direbbe una società che non dovrebbe azzardarsi a ergersi a modello per tutte le altre. E invece…