Il ritorno di Sherlock Holmes è il libro con il quale Arthur Conan Doyle, assecondando le pressanti richieste del suo pubblico, fa sorprendentemente rientrare in scena il famoso investigatore, dopo averne narrato la morte in un’opera precedente. Scampato per miracolo, dunque, alla fine che il suo stesso autore aveva predisposto per lui, Sherlock Holmes riappare in una Londra che la sua lunga assenza ha reso più vulnerabile alle infaticabili trame dei criminali. Ma, spalleggiato dal fedelissimo Watson, il grande investigatore torna a fare uso della sua affilata intelligenza analitica nella densa nebbia inglese e nei delittuosi misteri che vi si occultano, offrendosi ancora come paladino di quei valori di razionalità e di umanesimo scientifico che ne hanno fatto un eroe-simbolo dell’Inghilterra vittoriana e positivista.
Ci hai provato, Sir Arthur Conan Doyle, ma non te l’abbiamo fatta passare liscia: Sherlock Holmes ci piaceva troppo perché tu potessi lasciarlo morto in fondo alle cascate di Reichenbach. Così una volta tanto, le lamentele dei lettori sono servite a qualcosa e il nostro investigatore preferito è tornato a deliziarci con il suo metodo scientifico, la sua sospetta asessualità e il suo suo meraviglioso rapporto con il dottor Watson.
Proprio in questa raccolta di racconti il loro rapporto si fa più profondo e definito: vediamo Sherlock disperarsi con lui al pensiero che per una volta sia Lestrade ad aver ragione (sacrilegio!) e manifestare il suo bisogno per la sua compagnia durante le indagini (anche se continua a risolvere ogni mistero per lo più autonomamente, grazie al suo metodo), oppure cercare di allontanarlo per proteggerlo da situazioni potenzialmente pericolose.
D’altro canto, Watson gli ricorda di andarci piano con le sue debolezze. La prima, quella più evidente a qualunque dottore, è la sua dipendenza dalla cocaina nei periodi di magra criminale: Watson si fa vanto di averlo fatto smettere. La seconda è il suo assoluto disinteresse per le relazioni interpersonali: ogni tanto, Watson deve ricordare a Holmes che le persone potrebbero rimanere ferite da certi comportamenti… Infine, il buon dottore si preoccupa moltissimo dei rischi che Holmes è disposto a correre per risolvere un caso e cerca di riportarlo a più miti consigli (senza riuscirci… logica schiacciante, ricordate? Quindi non gli resta che accompagnarlo e condividere… Il miglior amico di sempre).
Inoltre, Watson ci ricorda sempre il nostro stato di meraviglia di fronte alle straordinarie capacità deduttive e logiche di Holmes: di fronte a lui siamo tutti ciechi come pipistrelli…
Non ho mai letto un racconto su Sherlock Holmes ma credo che sono ottimi e davvero bellissimi. Non importa se tu hai deciso che il tuo personaggio deve morire, dentro la tua mente ti frullano centomila idee e centomila avventure e alla fine non ce la fai. Prendi e decidi che il tuo personaggio non può morire cosi
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Be’, non è che sia stata proprio una libera decisione di ACD, diciamo che gli arrivavano lettere minatorie a casa da parte dei fan di Sherlock Holmes! 😀 Se fosse stato per lui, Holmes l’avrebbe lasciato morto, visto che lo odiava…
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Sono una fan di Sherlock e dei libri di Conan Doyl (nonché di ogni trasposizione cinematografica o televisiva) e devo dire che il rapporto tra i due protagonisti è uno dei motivi di attrattiva dei racconti/film/serie.
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Sì, hanno un rapporto meraviglioso… uno dei migliori della letteratura! 🙂
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Vero
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