{Mia traduzione dell’articolo Asexuality Is a Sexual Orientation, Not a Sexual Dysfunction di Bella DePaulo apparso su Psychology Today il 5/09/2016}

Una nuova pubblicazione suggerisce che l’asessualità sia un orientamento sessuale, non un disordine.
L’asessualità, spesso definita come “una mancanza di attrazione sessuale”, è stata ignorata nella cultura popolare, nei media, e nella ricerca scientifica fino a circa dieci anni fa. I primi pareri erano per lo più sprezzanti o stigmatizzanti. Ora, tuttavia, sono disponibili dieci anni di ricerche, inclusi studi su larga scala. Lori Bratto e Morag Yule, ricercatrici alla University of Britsh Columbia, hanno passato in rassegna le prove in un articolo che sarà presto pubblicato su Archives of Sexual Behavior (ora disponibile online). Esse concludono che l’asessualità non si presenta come una condizione psichiatrica, un sintomo di una condizione psichiatrica, o un disordine del desiderio sessuale. Invece, sembra incontrare molti dei criteri per la classificazione come un distinto orientamento sessuale.
Chi è considerat* asessuale?
La caratteristica distintiva dell’asessualità è il non sentirsi mai attratt* sessualmente dagli/dalle altr*, ma ci sono diverse varianti. L’attrazione romantica, per esempio, è distinta dall’attrazione sessuale, e gli/le asessuali variano in base al grado con il quale la sperimentano. Alcun* asessuali intraprendono relazioni sessuali, probabilmente perché hanno partner romantic* che lo desiderano. Gli/Le asessuali sono divers* anche nella frequenta con la quale si masturbano, e nelle fantasie annesse. Ci sono anche delle precisazioni sulla caratteristica chiave di non provare mai attrazione sessuale nei confronti delle altre persone. I/Le “demi-sessuali” si identificano come asessuali “finché non formano una forte connessioni emotiva con qualcun@” e i/le “grigio-sessuali” sono coloro che “cadono da qualche parte nello spettro tra asessuali e sessuali”.
Quanto è comune?
Il 3,3% delle donne finlandesi riferisce di non aver mai provato attrazione verso nessun@, come quasi il 2% degli studenti delle superiori della Nuova Zelanda, e tra lo 0,4% e l’1% degli adulti di un vasto campione.
Come fa l’asessualità a qualificarsi come un orientamento sessuale?
Diverse evidenze sperimentali hanno portato Brotto e Yule a concludere che l’asessualità sia probabilmente un distinto orientamento sessuale.
1. Si sono sempre sentiti in quel modo.
Quando viene chiesto loro della loro mancanza di attrazione sessuale, gli/le asessuali rispondono che si sono sempre sentit* in quel modo. Sensazioni che durano da tutta la vita suggeriscono una tendenza innata. Sebbene non sia l’indicatore definitivo per un orientamento sessuale, un andamento permanente sarebbe contrario all’idea che l’asessualità sia invece una risposta a esperienze sessuali spiacevoli o altri traumi.
2. I biomarcatori sono associati a certi orientamenti sessuali, e gli/le asessuali hanno biomarcatori che li separano dagli/dalle altr*, statisticamente.
Gli esempi includono la lateralità manuale e l’ordine fraterno di nascita.
3. L’asessualità è evidente dai primi anni di vita.
Tra i criteri proposti per determinare se qualcosa come l’asessualità abbia le caratteristiche di un orientamento sessuale c’è l’insorgenza precoce. Siccome gli/le asessuali riferiscono che la loro mancanza di attrazione sessuale è qualcosa che hanno sempre sperimentato, l’asessualità sembra soddisfare il criterio dell’“insorgenza precoce”.
4. La relativa rarità di comportamenti sessuali negli/nelle asessuali si accompagna alla loro mancanza di attrazione sessuale.
Un test proposto per l’orientamento sessuale è “quale persone sceglierebbero in una situazione ipotetica dove potrebbero fare sesso, senza conseguenze negative.” Sebbene alcun* asessuali facciano sesso quando sono in una relazione con un* partner che vuole essere sessuale, “c’è una relativa coerenza nella loro mancanza di motivazione nei confronti del sesso.”
5. La stabilità nel tempo della mancanza di attrazione sessuale.
In uno studio sugli/sulle adolescenti, 25 hanno riferito una mancanza di attrazione sessuale a un certo punto, ma c’era solo una debole coerenza di quella mancanza di attrazione sessuale in un secondo momento. Brotto e Yule consigliano cautela a interpretare eccessivamente le scoperte dagli/dalle adolescenti. Notano anche che un modello di coerenza debole potrebbe indicare che l’asessualità è fluida – proprio come può esserlo la sessualità – e in sé per sé non esclude che l’asessualità sia un orientamento sessuale. Non di meno, l’evidenza per questo criterio è più debole dell’evidenza per gli altri criteri.
Perché l’asessualità non è un disturbo mentale: L’evidenza
In alcuni studi, gli/le asessuali hanno riportato un alto tasso di disagio e di sintomi come l’ansia. Le evidenze disponibili sembrano suggerire che questi sentimenti siano il risultato del pregiudizio e della discriminazione contro gli/le asessuali (che è stata documentata dalla ricerca) e non un indicatore di qualche disturbo psicologico sottostante.
Le ricerche disponibili non supporta altri aspetti negativi dell’asessualità. Per esempio, l’asessualità non sembra collegata al trauma. Inoltre, gli/le asessuali tipicamente non rispondono con avversione estrema o disgusto quando vedono dei genitali.
Ci sono alcuni segni che le donne asessuali abbiano in qualche modo più probabilità di rientrare nei criteri di un disordine dello spettro dell’autismo (17%, comparato al 14,7% della popolazione generale) così ogni altra ansia o disturbo potrebbe essere collegato a quella condizione piuttosto che all’asessualità. Tuttavia, quella ricerca era basata su uno studio basato su un campionamento trasversale, così la connessione tre asessualità e lo spettro dell’autismo è solo allusiva.
Perché l’asessualità non è una disfunzione sessuale: L’evidenza
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) riconosce diverse disfunzioni sessuali, come il disordine ipoattivo del desiderio sessuale (HSDD) e il disturbo del desiderio sessuale/dell’eccitazione femminile (FSIAD). Entrambi sono rilevanti per la mancanza di interesse nel sesso. La differenza chiave tra queste disfunzioni sessuali e l’asessualità è che le persone con disordini sperimentano una significativa angoscia personale per la loro mancanza di attrazione sessuale. Gli/Le asessuali no. Non sono preoccupat* per la loro asessualità (se non per la disapprovazione nella quale possono incorrere da parte di altre persone) e non sono interessat* a cercare un aiuto professionale per affrontarla.
Gli/Le asessuali sperimentano attrazioni sessuali atipiche?
Alcune persone sperimentano attrazione sessuali che sono atipiche. Queste “parafilie” non sono, in sé, indicative di una disfunzione. Per qualificarsi come disordine, è necessario che causino una significativa angoscia personale a chi sperimenta le attrazioni o a qualcun altro, oppure coinvolgere un* partner non consenziente.
Gli/Le asessuali di masturbano, sebbene meno spesso delle altre persone, e quando lo fanno, alcun* di loro hanno fantasie che potrebbero essere considerate atipiche. Per esempio, le loro fantasie qualche volta non includono loro stess* come protagonist*. Invece, potrebbero fantasticare su una scena romantica o riguardo a un personaggio di fantasia. Circa l’11% delle loro fantasie non include proprio esseri umani, percentuale più alta di quella dello 0,5% trovata in altri gruppi di confronto. Alcun* asessuali riferiscono di masturbarsi non per il piacere sessuale ma per alleviare la tensione, e anche questo è atipico.
Le autrici notano che “una sostanziale proporzione di individui asessuali è assorbita in fantasie che potrebbero essere considerate parafiliache.” Più importante, non sembra ci sia alcuna evidenza che queste fantasie atipiche degli/delle asessuali causino particolare angoscia a loro o agli/alle altr* – criteri necessari per classificare una parafilia come un disordine.
Conclusioni
Le autrici concludono il loro articolo così:
“Concludiamo che c’è un modesto supporto per l’inserimento dell’asessualità tra gli orientamenti sessuali a se stanti. C’è, tuttavia, probabilmente molta variabilità tra la mancanza di attrazione sessuale degli individui asessuali (e se si estende anche alla mancanza di attrazione romantica) tanto quanto ce n’è tra la presenza di attrazione sessuale negli individui sessuali.”
La ricerca sull’asessualità ha un grande debito di gratitudine nei confronti dell’Asexuality Visibility and Education Network (AVEN), la comunità online con più di 120.000 membri in tutto il mondo. AVEN, creato da David Jay nel 2001, ospita molte vivaci discussioni e fornisce preziose risorse educative. I membri hanno da lungo tempo respinto gli stereotipi e la discriminazione e hanno incoraggiato un’attenta ricerca scientifica e informazioni accurate. È insolito per una comunità non-scientifica giocare un ruolo così significativo nell’ispirare i progressi scientifici.
L’ha ribloggato su Queer in traduzionee ha commentato:
Dovrebbe essere l’ultimo post su questo tema che condivido 😀 Fra l’altro grazie all’asexual awareness week ho messo da parte un bel po’ di materiale che potrò poi usare io. Prossimamente su questo blog 😀
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molto importante distinguere quando la mancanza di desiderio sessuale è dovuta a un trauma e quando invece è frutto di un orientamento sessuale molto poco frequente statisticamente ma che esiste. Devo dire che anch’io quando mi masturbo penso a scene di sesso o erotiche tratte da film o telefilm di cui ovviamente non sono protagonista ma non sono asessuale, forse perchè lo faccio, come molti, anche per il piacere sessuale. Non riesce a non colpirmi il fatto che alcuni asessuali facciano sesso con partner che “vogliono essere” sessuali per accontentarli: a parte il fatto che nessuno “vuole essere” sessuale, ma è un desiderio, un impulso che senti (o non senti) dentro di te, trovo molto triste che qualcuno faccia sesso per “accontentare” il partner (per me o il sesso è rutto di reciproco desiderio o non si fa) e non perchè lo desidera ma se a loro non pesa facciano pure..
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Oddio, non posso proprio dire di essere un’esperta di masturbazione, ma so che dalle ricerche su quella degli asessuali è emerso che quel non essere protagonisti significa che quelle fantasie non hanno a che fare né con l’essere direttamente coinvolti nell’azione né con il guardarla… molti non pensano proprio a niente, è solo una sensazione fisica piacevole (come stiracchiarsi).
Sulla questione del “sesso per accontentare” il partner ho intenzione di scrivere un articolo questa settimana, quindi vediamo se riesco a chiarirti i dubbi! ^^
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voglio precisare che il “sesso per accontentare” purtroppo capita pure in alcune coppie “sessuali” dove uno dei due non desidera più l’altro e lo trovo ugualmente triste ma è solo la mia opinione
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che differenza c’è tra un “asessuale grigio” (che prova attrazione sessuale qualche volta ma meno della maggioranza delle persone) e una persona con bassa libido? ma ha senso parlare di asessualità se esiste attrazione e desiderio sessuale anche se con una frequenza e intensità minore della maggioranza delle persone?
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Attrazione sessuale e libido sono due cose diverse: l’asessualità è la mancanza della prima, non necessariamente anche della seconda. La presenza o meno di libido non è mai una discriminante per capire dove si cade nello spettro asessuale, ma ha a che fare casomai con il proprio comportamento sessuale. Un grigio (graysessuale) è una persona il cui orientamento è a metà strada tra la sessualità e l’asessualità (un po’ come la bisessualità che sta tra l’eterosessualità e l’omosessualità). Ci sono anche i grayromantici, che stanno a metà strada tra il romanticismo e l’aromanticismo. Fanno parte della comunità asessuale perché è dove sentono di avere più sintonia (anche perché la loro “esistenza” è venuta alla luce grazie alla riflessione asessuale)..
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quindi possono esistere persone asex che hanno voglia di far sesso per piacere ma poche volte rispetto alla maggioranza delle persone e solo in determinate circostanze. Credo di aver capito
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Sì, dipende da persona a persona…
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