Una saga fantastica, ambientata in un mondo di sinistre atmosfere e macabre minacce, che appare come lo specchio oscuro di quello reale. Qui, in uno sconfinato paesaggio apocalittico, l’eterno, epico scontro fra il bene e il male s’incarna in uno dei più evocativi paesaggi concepiti dall’autore: Roland di Gilead, l’ultimo cavaliere, leggendaria figura di eroe solitario sulle tracce di un enigmatico uomo in nero, verso una misteriosa Torre proibita.
L’ultimo cavaliere è il primo romanzo di Stephen King che leggo: mi sembrava doveroso visto che è un autore così importante. Devo dire che l’inizio non mi colpita particolarmente: sì, ha un’ambientazione molto particolare e un protagonista altrettanto intrigante, ma mi è sembrato mancasse qualcosa. Probabilmente il fatto che sia un’opera giovanile ha il suo peso.
Ci sono, infatti, molti passaggi efficaci circondati da parti più deboli e meno incisive, parti che nemmeno le cinquanta cartelle aggiunte dall’autore in questa edizione sono riuscite a rafforzare.
Tuttavia, il mio giudizio complessivo sul romanzo è positivo perché le ultime pagine fanno davvero ben sperare per i volumi successivi (in tutto sette). Penso che L’ultimo cavaliere risenta anche della sindrome da “primo libro”: incuriosisce abbastanza da desiderare di continuare la serie, ma non spicca per eccellenza (che, però, mi aspetto nei romanzi successivi).
Un ultimo appunto. Certo che Tolkien, tra le altre cose, ha instillato la mania di Torri Nere in un considerevole numero di scrittori. Si finisce per trovare Torri Nere ovunque…