Marco Cinquedraghi è un ragazzo privilegiato, ma non fortunato. Cresciuto senza madre, privato del fratello maggiore, morto misteriosamente, il giorno del funerale del nonno riceve la notizia che gli sconvolgerà la vita: dovrà partire per l’Albion college, la misteriosa scuola in cui, da sempre, si diplomano i Cinquedraghi. Ma il blasonato collegio svizzero riserva non poche sorprese: si studia il sassone, ci si confronta, lance in resta, in turni di giostra. E tra un duello con spade antiche e possenti e lezioni di filologia romanza, tra la scoperta di mistici poteri e occulte organizzazioni che tramano nell’ombra, Marco scoprirà che gli amici si trovano là dove meno te lo aspetti e che l’amore vero vale il più grande dei sacrifici. Nell’ombra di un guerriero leggendario. Nell’eco di un amore indimenticabile. Nel ridestarsi di amicizie che superano i confini del tempo e nell’arcano potere del più grande tra i maghi, Marco Cinquedraghi dovrà trovare il coraggio per affrontare un destino di gloria e sacrificio. L’eredità del più grande dei re!


Se fossi una lettrice poco tenace, mi sarei persa diversi libri interessanti. Non tutti gli autori, infatti, riescono a suscitare il mio interesse fin dalle prime pagine. Anzi, a volte capita il contrario.

Con Albion l’approccio non è stato entusiasmante. Mi sembrava di essere entrata in uno speciale di Super Quark sull’architettura. Tutte quelle descrizioni così puntuali e così asettiche (anche se non particolarmente lunghe) hanno surgelato il mio interesse per diverse pagine. Poi siamo arrivati all’Albion college e la storia ha ingranato.

Conosciamo diversi personaggi, tutti interessanti a loro modo, con le loro peculiarità e le loro debolezze. Difficile non trovarne almeno uno in cui identificarsi e per il quale fare il tifo. Ho apprezzato molto il modo in cui si sviluppano i rapporti tra di loro: niente amicizie istantanee, tutto si costruisce con pazienza, diversi errori e parecchie litigate.

Trattandosi di una scuola esclusiva per pochi eletti, viene quasi automatico il confronto con Harry Potter. I richiami alla celeberrima serie della Rowling sono diversi e riguardano vari episodi, tuttavia non li ho trovati fastidiosi. Harry Potter è ormai un classico del genere e ben vengano gli accenni nei successori se aggiunti e amalgamati con efficacia.

Il richiamo alle leggende arturiane è pane per i miei denti (Chrétien de Troyes dove sei? Sto per venire a rispolverarti!). Purtroppo è difficile non vedere dove andrà a parare la storia se non si è digiuni di Tavola Rotonda e affini. Il mio consiglio per i fan di Artù è nel non giocare troppo a fare gli Sherlock Holmes della situazione e godersi la storia.

A proposito della rivelazione finale… mi sono trovata piuttosto d’accordo con lo scetticismo dei personaggi. La spiegazione non mi ha convinta più di tanto. Spero che l’autrice aggiunga dettagli nel prossimo volume (e che resista alla tipica tentazione dello scrittore di spiegare laddove non è necessario). Mi aspetto grandi cose da quest’autrice italiana: non solo un lavoro all’altezza di questo, ma migliore.

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