Copertina di Abbracciare gli alberi di Giuseppe Barbera: raffigura diversi tipi di albero disegnati.

Il più vecchio albero italiano di cui sia certa l’età è un pino loricato che cresce in Calabria abbarbicato sul Pollino. È nato nel 1026, più giovane quindi di un suo omonimo nato nel Nord della Grecia nel 941 e considerato il più vecchio essere vivente del Mediterraneo. Il più vecchio del mondo invece è un abete rosso (un albero di Natale, per intenderci) che vive in Svezia e che nel 2008 dovrebbe aver compiuto 9550 anni. Ancorati alle radici, gli alberi non si muovono. Si procurano da soli il nutrimento grazie alla clorofilla, trasformando l’energia solare in materia organica. Non hanno un cuore, due occhi o due gambe. Possiedono tessuti in perenne condizione embrionale, pronti a dare origine a tutti gli organi necessari: se a un albero tagliano un ramo, una gemma fino ad allora dormiente sarà pronta a generarne uno nuovo. Sono virtualmente immortali. Forse per questo gli uomini, insoddisfatti della propria condizione, non hanno mai smesso di cercarli. Giuseppe Barbera – agronomo siciliano da sempre impegnato nella tutela dell’ambiente e del paesaggio – esplora l’attrazione che gli esseri più evoluti del regno vegetale esercitano su poesia e letteratura dall’inizio dei tempi: dai poemi omerici, anzi dall’epopea di Gilgamesh, il primo uomo ad aver abbattuto un albero (per la precisione, un grande cedro cresciuto sulle montagne prossime all’Eufrate) e ad aver avviato con i suoi colpi d’ascia il disboscamento che, complice un inaridimento climatico, ha portato alla fine della civiltà mesopotamica. E ha segnato il destino della nostra. Un senso di leggerezza, di felicità sottile, di pace percorre il lettore di Abbracciare gli alberi, perfino quando ci racconta dello scempio edilizio perpetrato dalla mafia nella Conca d’Oro di Palermo, un giardino naturale di leggendaria bellezza che fece ritenere a Goethe di aver scoperto l’Eden in terra. Un benessere pervasivo da cui non si viene abbandonati neppure dopo aver terminato la lettura, che come una radice si espande, invade lo spazio interiore e modifica il rapporto con quello esteriore. Abbracciare gli alberi è un libro che cambia il modo di stare nel mondo.

Divisore

Sono molto triste nel dover ammettere che questo libro non mi ha davvero detto niente, al punto che mentre scrivo questa recensione faccio fatica a ricordarmi del contenuto per poter esprimere un giudizio sensato. Forse è colpa mia che mi aspettavo un saggio agile pieno di curiosità sugli alberi e mi sono ritrovata a leggere un elenco di informazioni a loro relative.

È evidente che Barbera sa di cosa parla e che ne sa davvero tanto: non solo da un punto di vista botanico, ma anche culturale e politico e sono rimasta piacevolmente colpita da tutti gli ambiti citati nei quali gli alberi hanno una qualche rilevanza. Allo stesso tempo, però, nessuno di questi è davvero approfondito e ho avuto al sensazione di trovarmi davanti a un mero elenco, magari utile come prima dimostrazione dell’importanza degli alberi per la nostra vita e per la nostra cultura, ma molto noioso da leggere.

Ci sono un sacco di punti di questo elenco di cui vorrei sapere di più e in definitiva avrei preferito qualche informazione in meno e qualche approfondimento in più. Speravo davvero di leggere più storie degli alberi più antichi che ancora sopravvivono nel mondo o di come sono nati alcuni giardini botanici e parchi e di cosa si fa per difenderli.

Divisore
Valutazione del libro: due stelline gialle

3 risposte a “Abbracciare gli alberi di Giuseppe Barbera”

  1. Tra l’altro sbaglio o nella presentazione di quarta di copertina dicono che il più vecchio del mondo ha 550 anni ma subito prima ne citano due ancora più vecchi?

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    1. Allora, questa cosa è colpa di WP che per qualche misteriosa ragione ha iniziato a cassare il 9 se metti il testo in corsivo. In realtà l’albero greco è nato nel 941 e quello svedese ha 9550 anni. L’avevo già notato la scorsa settimana, sarà un bug…🤷🏻‍♀️

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