
Le droghe, in sostanza è il terzo numero di Cose spiegate bene, la rivista di carta del Post realizzata in collaborazione con Iperborea. Le sostanze che chiamiamo «droghe» sono tante e diverse, e i loro effetti variano molto a seconda delle dosi, delle caratteristiche di chi le assume e delle ragioni per cui lo fa. Per questo parlare delle droghe come se fossero tutte uguali è riduttivo e fuorviante. Inoltre ignora il fatto che la stessa sostanza che qualcuno usa per provare piacere e divertirsi, può essere utile a qualcun altro per i suoi effetti terapeutici: il confine tra «droghe», per come abitualmente usiamo questo termine, e «farmaci» è meno netto di quanto si pensi. Negli ultimi anni è diventato evidente con la grande epidemia da dipendenza da farmaci oppioidi negli Stati Uniti da un lato, e dall’altro col sempre maggior interesse della comunità scientifica sui possibili utilizzi delle sostanze psichedeliche per alleviare forme di disagio psichico. Nel frattempo in molte parti del mondo si mette in discussione la cosiddetta «guerra alle droghe» e si tentano nuovi approcci, con depenalizzazioni e legalizzazioni, conservando l’attenzione necessaria sui rischi. Per capire quale direzione prendere bisogna prima di tutto capire di cosa parliamo. Con testi di Fabio Cantelli Anibaldi, Agnese Codignola, Carlo Gabardini, Vanni Santoni, Laura Tonini e della redazione del Post. A cura di Ludovica Lugli, con la consulenza di Paolo Nencini. Illustrazioni di Paolo Bacilieri.
Non so quale sia la vostra esperienza, ma per quanto mi riguarda ogni volta che parlo di droghe con i miei genitori finisco per sbattere contro un muro: non importa quanto faccia notare che avremmo bisogno di affrontare l’argomento con più razionalità e più empatia, mi ritrovo sempre davanti un rifiuto assoluto. Le droghe sono il male e non si può fare altre che vietarle e rinchiudere in carcere il più a lungo possibile chiunque le venda.
Faccio molta fatica anche solo a capirla questa totale chiusura mentale figlia dell’emergenza sanitaria degli anni Settanta e Ottanta, dovuta al consumo massiccio di eroina in Europa e al conseguente aumento di persone dipendenti e purtroppo anche di morti per overdose e per contagio da altre gravi patologie a causa della condivisione delle siringhe.
Forse pensano che la legislazione attuale sia stata efficace nello sconfiggere il problema della dipendenza da droghe, ma in realtà è un problema che è semplicemente cambiato con l’evolversi della società: è solo diventato meno visibile e quindi, come da buona tradizione italiana, comodamente ignorabile. Sono felice che Il Post, abbia pubblicato una delle sue guide dedicata alle droghe, dove spiega con molta semplicità, com’è nel suo stile, come la demonizzazione delle droghe oltre a non far sparire il problema delle dipendenze, ha anche bloccato la ricerca sugli effetti benefici che alcune di queste sostanze potrebbero avere per gli esseri umani.
Mi fa piacere anche constatare che si sta aprendo una riflessione volta a superare gli approcci proibizionisti, sebbene sia ancora molto timida e di certo avversata ancora da una grossa fetta della popolazione, che, come i miei genitori, ha ancora il rigetto anche solo nel parlare di droghe e nel riconoscere che si tratta di molte sostanze diverse e con molti effetti diversi. Quindi ben vengano gli spiegoni de Il Post, che di certo non può essere accusato di essere un covo di fattonə che vuole la droga libera per sballarsi.
Ecco, apprezzo molto questo tipo di opere che approfondiscono veramente un certo argomento e non mostrano di essere totalmente di parte. Le droghe sono un argomento delicato ma anche uno di quelli peggio trasmessi a livello sociale.
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È un libro agile e che fa una buona panoramica dell’argomento: non è per chi è già ferratə, ma è ottimo per iniziare ad approfondire.
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Nonostante viviamo in una nazione dove vige l’ormai “politically correct”, per quanto riguarda l’emancipazione intellettuale siamo ancora indietro di decenni, rispetto ai paesi del nord europa. Auspico che le nuove generazioni abbiano un’apertura mentale a 360°, non solo su questa tematica ma anche( giusto per citare uno) sull’orientamento sessuale.
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Le generazioni più giovani mi sembrano molto più aperte (anche visti i dati anagrafici relativi alla raccolta firme per l’ultima proposta referendaria per legalizzare la cannabis): il problema è la politica fossilizzata sul passato e con nessuna intenzione di aprirsi al cambiamento.
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