Buona Befana, prodi seguaci!🧦

Ha inizio oggi ufficialmente il Piglio dal Mucchio 2023, una bischerata che vi è piaciuta così tanto che mi è dispiaciuto aver buttato il foglio A4 dove c’erano tutti i tentativi di arrivare a un nome che mi soddisfacesse.

Comunque, mi sono guardata intorno e questo è quello che è uscito fuori (un po’ a fatica perché per iniziare mi sembrava giusto pigliare due libri sepolti dagli acquisti più recenti).

Si inizia da Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb, celeberrima scrittrice belga che l’anno scorso ha pure vinto lo Strega Europeo, con Primo Sangue. Non ho mai letto niente di suo, sebbene ne abbia sentito parlare molto bene. Né di Eva né di Adamo è un romanzo autobiografico del 2007 e si rifà all’esperienza di Nothomb del suo ritorno da adulta in Giappone, il paese dove è nata e ha trascorso i primi anni di vita.

Amélie torna in Giappone ma abbandona i tragicomici panni di impiegata nella multinazionale Yumimoto, vicenda narrata in Stupore e tremori, e si concentra sulle peripezie sentimentali di quel periodo. Rinri è il suo fidanzato giapponese, bello e ricco, li lega un amore bizzarro ma non privo di poesia, raccontato con il solito umorismo, affondando lo sguardo chirurgico che le è proprio nell’incandescente universo dell’amore. Ma l’emozione più grande e la relazione più forte è ancora una volta quella che lega l’autrice al paese in cui è nata, e dove ha trascorso gli anni mitici dell’infanzia.

Il secondo libro pigliato è La cuoca di D’Annunzio di Maddalena Santeroni e Donatella Miliani. Non ho una gran passione per D’Annunzio, ma il sottotitolo, I biglietti del Vate a “Suor Intingola”. Cibi, menù, desideri e inappetenze al Vittoriale, ha fatalmente destato la mia curiosità. A leggere la sinossi, sembra che D’Annunzio fosse un enorme cagacazzo, l’antenato di quellə che oggi stanno su Instagram, Linea Verde e affini a decantare qualità dei superfood e quelle roba là. Quindi mi aspetto che questo libro parli sì del passato, ma mi aiuti a capire anche questa ossessione moderna per il (spesso presunto) buon cibo.

Per quasi vent’anni Gabriele d’Annunzio comunicò con la sua cuoca per mezzo di una miriade di piccoli biglietti, inviati a ogni ora del giorno e della notte. Messaggi maliziosi, coloriti e affettuosi, indirizzati da d’Annunzio (o meglio dal “Padre Priore”, come spesso il poeta, nell’insolita corrispondenza, amava firmarsi) alla fedelissima Albina Lucarelli Becevello, alias “Suor Intingola”: l’unica donna con cui d’Annunzio visse in assoluta sintonia – e castità – dagli anni veneziani al buen retiro finale nello splendido Vittoriale di Gardone Riviera.

Sono decine e decine i biglietti per Albina a cui il Vate ha affidato, in ogni momento della giornata, le sue imprevedibili richieste culinarie: costolette di vitello e frittata, cannelloni e patatine fritte, pernice fredda, biscotti e cioccolata, ma soprattutto uova sode, sicuramente l’alimento preferito da d’Annunzio, che ne andava così ghiotto da paragonarne gli effetti a quelli di una “estasi divina”.

Salutista attentissimo alla forma fisica, oltre che raffinato gourmet – molto interessato alla genuinità e alla freschezza delle materie prime, ma anche a valorizzare, con intuizione estremamente moderna, i prodotti locali –, d’Annunzio alternava infatti giorni di digiuno quasi completo a scorpacciate disordinate e compulsive, spesso provocate dall’arrivo di qualche amante. Erano quelli i momenti in cui il poeta si sbizzarriva maggiormente in dettagliate disposizioni culinarie, con modi ora scherzosi e poetici ora più perentori, indirizzate alla fidata “Suor Intingola”, sempre pronta a preparare sul momento elaborati menù in cui eros e cibo si combinavano in un sodalizio perfetto: ricette sorprendenti, accostamenti sontuosi e ricercati, inventivi abbinamenti anche cromatici.

A casa d’Annunzio perfino il cibo infatti «diventava fonte di piacere, di coinvolgimento emotivo, di seduzione, di bellezza», come scrive Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani, nelle prime pagine di questo libro “saporito”, ricco e composito quanto una tavola imbandita, che, con vero spirito dannunziano, può essere letto anche come un originalissimo manuale di seduzione culinaria.

Il primo piglio è andato: vi auguro di finire le feste in allegria. Visto che la Befana si porta via le feste, non lasciamola andare via con troppi avanzi!

Buon fine settimana!🍭