Buon lunedì, prodi seguaci!🍷
Il caldo qui ci sta dando una tregua – nel senso che oggi è caldo normale – quindi eccomi qua a battere un colpo: sudata, ma viva! Continuo a leggiucchiare e a guardicchiare cose di cui prima o poi troverò la forza di scrivere: tra queste c’è Le droghe, in sostanza, il terzo numero della rivista di approfondimento de Il Post. Perché non leggere anche saggi leggeri e agili oltre che a romanzi leggeri?
In generale è abbastanza condivisa l’idea che il proibizionismo della guerra alle droghe abbia fallito perché concentrato troppo sul cercare di ridurre l’offerta di sostanze, contrastandone con la forza la produzione e il commercio, e troppo poco sulla riduzione della domanda. Di fronte all’evidenza che una cospicua quota di persone è molto interessata a usare le droghe, anche in un mondo in cui sono vietate e in una società in cui al loro uso è tuttora associato un severo giudizio morale, la sola eventuale riduzione dell’offerta non è sufficiente. A maggior ragione ora che sempre di più circolano droghe sintetiche, prodotte in laboratori e meno dipendenti da coltivazioni come quelle del papavero da oppio e della coca: le molecole di più recente sviluppo possono essere fabbricate ovunque e spesso sono realizzate a partire da sostanze legali, usate anche in altri ambiti, e che dunque non possono essere rese illegali, sebbene si cerchi di tracciarne le filiere per individuarne gli scopi d’uso.

Le droghe, in sostanza è il terzo numero di Cose spiegate bene, la rivista di carta del Post realizzata in collaborazione con Iperborea. Le sostanze che chiamiamo «droghe» sono tante e diverse, e i loro effetti variano molto a seconda delle dosi, delle caratteristiche di chi le assume e delle ragioni per cui lo fa. Per questo parlare delle droghe come se fossero tutte uguali è riduttivo e fuorviante. Inoltre ignora il fatto che la stessa sostanza che qualcuno usa per provare piacere e divertirsi, può essere utile a qualcun altro per i suoi effetti terapeutici: il confine tra «droghe», per come abitualmente usiamo questo termine, e «farmaci» è meno netto di quanto si pensi. Negli ultimi anni è diventato evidente con la grande epidemia da dipendenza da farmaci oppioidi negli Stati Uniti da un lato, e dall’altro col sempre maggior interesse della comunità scientifica sui possibili utilizzi delle sostanze psichedeliche per alleviare forme di disagio psichico. Nel frattempo in molte parti del mondo si mette in discussione la cosiddetta «guerra alle droghe» e si tentano nuovi approcci, con depenalizzazioni e legalizzazioni, conservando l’attenzione necessaria sui rischi. Per capire quale direzione prendere bisogna prima di tutto capire di cosa parliamo. Con testi di Fabio Cantelli Anibaldi, Agnese Codignola, Carlo Gabardini, Vanni Santoni, Laura Tonini e della redazione del Post. A cura di Ludovica Lugli, con la consulenza di Paolo Nencini. Illustrazioni di Paolo Bacilieri.
Effettivamente è un articolo interessante. Di solito se si parla di droghe se ne parla sempre in maniera molto negativa senza però fare alcuna distinzione tra droga e droga. Non si parla neanche del lato terapeutico, un lato che potrebbe aiutare veramente tante persone. C’è molta ignoranza in giro e bisognerebbe fare distinzione tra le droghe pericolose e quelle più leggere e con effetti positivi
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Le cose stanno un po’ cambiando (anche se dalla politica italiana non si direbbe) ed è uno dei motivi per cui questo libro esiste. L’ho appena finito ed è stata una lettura molto interessante, te lo consiglio se ti va di approfondire l’argomento.
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Il problema più grande è proprio la nostra politica. Nonostante i cambiamenti che avvengono nella società, loro sono gli ultimi ad accorgersene.
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Sempre che se ne accorgano e abbiano voglia di fare qualcosa al riguardo…😑
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