Buon lunedì, prodi seguaci!🍊
Questo fine settimana, dato che era un caldo un po’ più normale, sono tornata tra le braccia di Jeanette Winterson con il suo celeberrimo Non ci sono solo le arance. Avevo in programma di leggere solo qualche pagina, ma – non so come – ho finito per leggermi l’intero libro!😅
In effetti l’intera comunità si convinse che Dio stesse purgandomi dei miei peccati. Era chiaro che sarei stata riaccolta a braccia aperte nel gregge, una volta guarita.
«Il Signore perdona e dimentica» mi disse il pastore.
Il Signore forse sì, ma non mia madre. Infatti mentre giacevo in salotto, in preda ai brividi, lei passò al setaccio la mia stanza, scovò tutte le mie lettere, le cartoline, gli appunti personali e una notte li bruciò in cortile. Ci sono varie forme di slealtà ma un tradimento resta sempre un tradimento, comunque lo si voglia vedere. Quella notte, in cortile, lei mandò in fumo molto più che delle semplici lettere. Non credo se ne sia resa conto. Nella sua testa lei era ancora una regina, ma certo non la mia regina, la Regina Bianca. I muri proteggono e limitano. È nella loro natura che debbano crollare. Il crollo delle mura è l’ovvia conseguenza del fatto che si è dato fiato alle proprie trombe.

Adottata da una famiglia religiosissima della provincia inglese – dove «i pagani sono dappertutto, specialmente alla porta accanto» – la piccola Jeanette impara tutto sulle sacre scritture ma niente sul resto del mondo. Inventiva e ingenua la ragazza sconcerta le insegnanti ricamando minacciosi versetti biblici e preparandosi con impegno a un futuro da missionaria. Ma invece della vocazione le giunge l’amore, nella forma imprevista di una coetanea, cosa che, nella comunità, fa subito sospettare un intervento diabolico. Ma per Jeanette la scoperta del desiderio è una verità emozionante e naturale.