Bestseller in Francia e vincitore del premio letterario giapponese Kiyama Shohei, The Guest Cat, dell’acclamato poeta Takashi Hiraide, è un romanzo sottilmente commovente ed eccezionalmente bello sulla natura transitoria della vita e sui modi di vivere stravaganti ma profondamente sentiti. Una coppia sulla trentina vive in un piccolo cottage in affitto in una zona tranquilla di Tokyo; lavorano a casa, copy-editing freelance; non hanno più molto da dirsi. Ma un giorno un gatto si invita nella loro piccola cucina. Se ne va, ma il giorno dopo viene di nuovo, e poi ancora e ancora. Presto compreranno dolcetti per il gatto e si divertono a parlare dell’animale e di tutti i suoi modi. La vita sembra improvvisamente avere più promesse per il marito e la moglie: i giorni hanno più luce e colore. Il romanzo trabocca di nuove piccole gioie e tanti momenti di sbalorditiva bellezza poetica, ma poi succede qualcosa….

Come ha osservato Kenzaburo Oe, il lavoro di Takashi Hiraide “brilla davvero”. La sua poesia, che è straordinariamente intrecciata con la bellezza, è stata acclamata qui per “la sua serie apparentemente infinita di oggetti ed esperienze che cambiano forma, il cui effetto di scheggia viene messo in atto tramite una combinazione unica di velocità e minuzia”.

Mentre leggevo Il gatto venuto dal cielo non riuscivo a decidermi se avevo davanti un libro sul lutto o un libro sul cambiamento: alla fine sono arrivata alla conclusione che non era affatto necessario scegliere uno dei due temi, visto che lutto, soprattutto se improvviso e inaspettato, è forse il cambiamento più difficile con il quale avere a che fare. Se ci si aggiunge anche l’impossibilità di elaborare in lutto secondo i canoni della società perché il nostro legame perduto non era di quelli riconosciuti ufficialmente, tutto diventa ancora più difficile.

Lз protagonistз di questa storia sono il narratore e sua moglie: sono una coppia sull’orlo del cambiamento e nessunǝ dellз due ha particolarmente voglia di andargli incontro. È molto facile identificarsi in loro, perché sono due persone comunissime con delle vite normalissime: si barcamenano tra vita privata e lavoro, con niente di particolarmente eccitante all’orizzonte e il tempo che comunque scorre tra un’incombenza e l’altra.

D’altronde basta pensare che la loro vita viene arricchita all’improvviso dal comparire di Chibi, una gatta: le loro giornate saranno tutte un attendere l’arrivo della bestiola e un seguire le sue avventure per la casa e per il giardino. Niente che una gattara come me non possa comprendere alla perfezione, ma è facile capire che non stiamo parlando della biografia di Marie e Pierre Curie.

Alla fine però questa routine viene spezzata e il cambiamento che aleggiava ai margini delle loro vite reclama la loro attenzione, in maniera traumatica e destabilizzante. Ci piace molto crogiolarci nell’idea che il cambiamento sia un’opportunità da cogliere al volo, ma la verità è che abbiamo bisogno di tempo per processarlo e non è neanche detto che le cose vadano come ci si aspetta. Hiraide ci racconta di questa difficoltà di raggiungere un nuovo equilibrio e lo fa con molta poesia, essendo di professione soprattutto poeta.

A me è piaciuto molto, però mi rendo conto che è il tipo di romanzo che sembra non parlare di nulla per oltre cento pagine e il rischio di arrivare in fondo e dirsi embè? è piuttosto alto: ve lo consiglio se siete in un momento contemplativo. E se amate i gatti (anche quando provano a transitare sulla tastiera del pc per dire la loro).