
Le sorelle adolescenti Luglio e Settembre sono strette da un legame simbiotico forgiato con una promessa di sangue quando erano bambine. Vicine quanto possono esserlo due ragazze nate a dieci mesi di distanza, a volte è difficile stabilire dove finisca l’una e cominci l’altra. Abituate all’isolamento, non hanno mai avuto amici: bastano a se stesse. Ma un pomeriggio a scuola accade qualcosa di indicibile. Qualcosa da cui non si può tornare indietro. Alla disperata ricerca di un nuovo inizio, si trasferiscono con la madre dall’altra parte del paese, sul mare, in una vecchia casa di famiglia semiabbandonata: le luci tremolano, da dietro le pareti provengono strani rumori, dormire sembra impossibile. Malgrado questo inquietante scenario, a poco a poco la vita torna ad assumere una parvenza di normalità: nuove conoscenze, falò sulla spiaggia… Luglio si accorge però che qualcosa sta cambiando, e il vincolo con la sorella inizia ad assumere forme che non riesce a decifrare. Ma cos’è successo quel pomeriggio a scuola che ha cambiato per sempre le loro vite? Ricco di tensione e profondamente commovente, il secondo romanzo della talentuosa Daisy Johnson penetra a fondo nelle zone più oscure dei legami affettivi, raccontando una conturbante storia d’amore e invidia tra sorelle che i fan di Shirley Jackson e Stephen King divoreranno.
Sono rimasta piuttosto delusa dalla lettura di questo romanzo è il motivo è risiede soprattutto nell’espediente letterario al quale Johnson ricorre. Non vi dirò qual è per non fare spoiler, ma l’avevo già incontrato in un altro romanzo, dove secondo me era gestito meglio, sia a livello narrativo (Johnson lascia davvero troppi indizi in bella vista), sia a livello concettuale (non mi è sembrato che riuscisse davvero a dare forza al racconto di questa relazione tossica tra sorelle).
Rimasta senza il colpo di scena, Sorelle è stata una lettura sciapa. La mia attenzione si è focalizzata sul racconto della relazione tossica tra Luglio e Settembre e su quella tra i loro genitori, appena accennata, ma, avendo perso la forza del thriller, non è che mi abbia trasmesso granché. Posso essere solo contenta che fossero solo duecento pagine, quindi non scomoderei Shirley Jackson, che inquieta davvero – ma davvero tanto – più di Johnson.
Ci sono alcuni passaggi scritti molto bene e che riescono a farti sentire l’orrore strisciante, ma da soli non sono riusciti a tenere vivo il mio interesse. Peccato: l’idea di base era molto intrigante, ma non mi è sembrata sviluppata con la forza che una storia di questo genere avrebbe potuto avere.
Sono d’accordo, poteva essere più dirompente.
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Davvero, che occasione sprecata.
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Che peccato, pensa che la sinossi all’inizio me l’aveva praticamente venduto, sembra esattamente la cosa che potrebbe piacere a me; poi è arrivato il tuo giudizio e SBAM! con la faccia contro il muro! Shirley Jackson e Stephen King sono effettivamente dei nomi un po’ ingombranti da tirare in ballo, il rischio di creare aspettative fuori scala diventa davvero alto.
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Ma poi Jackson riesce a farti provare quell’inquietudine che ti striscia piano, piano sulla pelle; Johnson per niente: non dico che sia una festa allegra, ma è molto lontana da quelle sensazioni di disagio che ti si appiccicano addosso mentre leggi.
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E’ verissimo, leggendo L’Incubo di Hill House basta il primo paragrafo per essere già dentro l’atmosfera e della storia: ha un modo di fraseggiare l’ambiente emotivo di una scena che ti rimane addosso per un sacco di tempo anche dopo aver finito. Anche in quel caso (per ricollegarmi al discorso del Giro di Vite) avevo trovato il finale un po’ brutale, ma poi ho letto le interpretazioni sulla natura circolare della storia che mi hanno spalancato il cervello e me l’hanno fatta rileggere sotto tutta un altro punto di vista.
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Sì, ha questo stile molto delicato, ma capace di metterti subito a disagio. Devo assolutamente leggere di più di suo.
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Dalla sinossi ricorda alla lontana il caso delle Sorelle Papin.
A parte ciò anche a me è capitato di leggere roba in cui veniva tirato in ballo il paragone con King e poi a lettura finita ti viene da chiedere il perché. Alle volte è addirittura controproducente, cioè magari il libro è debole e mi delude ma se me lo vendi pure come una sorta di erede di King allora oltre all’inganno mi beffi tre volte.
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Sì, se prendi solo in considerazione il rapporto tra le due sorelle, potrebbe far pensare alle sorelle Papin.
Questi paragoni sono sempre pericolosi, bisognerebbe proprio imparare a ignorarli o a prenderli giusto come un’indicazione del genere letterario del libro.
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Io mi diverto sempre quando le mosse promozionali hanno effetti indesiderati. Tipo quando mettono in copertina “N°1 New York Times Bestseller”. Lo capiranno mai che questa cosa non funziona se lo scrivi in faccia al 90% dei libri? xD
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Mamma mia, davvero, ormai non ci si fa più nemmeno a caso a quale classifica si fa riferimento o a quante copie sarebbero state vendute in TUTTO IL MONDO!!1!!😅
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L’ho inserito in wishlist dopo aver sentito pareri entusiasti, per cui sentirne uno più contenuto e critico come il tuo mi rincuora. Lo leggerò per farmi una mia idea ma ci andrò sicuramente con i piedi di piombo e senza le troppe aspettative di cui in generale è stato caricato.
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Infatti, viste le recensioni positive, sono rimasta abbastanza delusa. Magari a te piace, gran parte della mia delusione è dipesa dal fatto che ho sgamato quasi subito il “trucco” del romanzo.
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