Georgia ama le storie d’amore. Tutte. Da sempre. E crede nella magia dell’amore raccontata nei film, nei libri e nelle fanfiction romantiche da cui è ossessionata. Eppure, a diciotto anni, non ha mai baciato nessuno e non ha mai avuto nemmeno una cotta di quelle folli. Ma, come le dicono i suoi migliori amici Pip e Jason, prima o poi anche lei troverà la persona giusta. Così si dice, no?
L’inizio dell’università, in una città che non conosce, lontana da casa, sembra l’occasione perfetta: incontrerà persone nuove, vivrà nuove esperienze e finalmente anche lei imparerà a godersi le farfalle nello stomaco di cui parlano tutti. E poi Georgia ha un piano. Con l’aiuto della sua esuberante compagna di stanza Rooney, che come lei ha una passione smisurata per Shakespeare, riuscirà a realizzare il suo sogno, forse. Ma quando finisce in mezzo a una personalissima commedia degli errori che crea il caos tra i suoi amici di sempre, Georgia inizia a domandarsi perché l’amore sembri così facile per tutti tranne che per lei. Quando poi le appioppano definizioni mai sentite come asessuale o aromantica, incertezza e confusione aumentano a dismisura. Che sia davvero destinata a restare senza amore? O forse, per tutti questi anni, si è tanto affannata a inseguire la cosa sbagliata? E poi, chi lo dice che quello romantico, alla fine, sia l’unica forma possibile di vero amore?
Una storia delicata e intensa di identità e accettazione che farà breccia nel cuore dei lettori e che conferma il talento cristallino di Alice Oseman, un’autrice dalla voce rara e autentica.

Ci sono un paio di elementi che non mi sono piaciuti in questo romanzo: il primo riguarda il modo in cui è stato descritto il personaggio di Rooney, che purtroppo incarna lo stereotipo della persona bi/pansessuale promiscua e della donna che fa solo molto sesso per riempire il famigerato vuoto interiore. Capisco che voleva essere un personaggio funzionale a mostrare che le relazioni sessuali non sono necessariamente le migliori e le più sane (ma va’?), ma non ho apprezzato, sebbene Rooney abbia una sua tridimesionalità e il suo ruolo non si esaurisca a quello stereotipo. È una parte che poteva essere scritta decisamente meglio.

L’altro elemento riguarda la percezione che la storia di Georgia sia un po’ anacronistica. Ho trovato strano che una ragazza di oggi con un’amica lesbica e vicina alle tematiche dell’universo queer non sia mai inciampata nella definizione di asessualità: riesco a dare un senso a questa cosa solo pensando che Oseman (che è nata nel 1994 ed è asessuale e aromantica) abbia attinto a piene mani dalla sua esperienza personale per costruire il percorso di Georgia e che quindi si rifaccia a un mondo nel quale l’asessualità è un orientamento pressoché sconosciuto.

E non me la sento di essere troppo cattiva su questo perché mi è sembrato un libro molto personale: non mi permetto di dire che sia autobiografico, ma mi ha dato l’impressione di contenere molti dei pensieri che sono passati dalla testa di Oseman mentre cercava di capire da chi (non) fosse attratta. Infatti, l’ho trovato un ottimo romanzo per farsi un’idea di cosa voglia dire crescere senza sapere che l’asessualità e l’aromanticismo esistano, finendo per fare un sacco di cose stupide e per ferire anche un sacco di persone.

So che alcune persone si sono lamentate anche della rappresentazione delle persone razzializzate, ma io, da brava bianca, non ho notato niente del genere – ma ve lo segnalo comunque. Banalmente, penso che Sunil, lǝ ragazzǝ indianǝ che per primǝ spiega cosa sia l’asessualità a Georgia, sia lì per omaggiare il fatto che la comunità asessuale indiana sia molto vivace. Ma è più che possibile che mi sia sfuggito qualche dettaglio importante.

In definitiva, è stata una lettura abbastanza positiva, sono contenta che questo romanzo sia arrivato in Italia: speriamo che sia il primo di tanti, visto che in lingua inglese ormai ce ne sono diversi.