Buon venerdì, prodi seguaci!🕸️

Innanzi tutto, chiedo scusa a chi usava Facebook per arrivare al mio blog: sempre che sappiate che sono ancora viva, visto che la pubblicazione automatica dei miei post sulla mia pagina è ferma da un mese senza che me ne fossi accorta (dalla qual cosa si evince che non mento quando dico di odiare Facebook e non usarlo quasi mai e che non sono la persona migliore del mondo ai cui chiedere consigli di blogging: posso essere utile solo come esempio negativo).

Comunque, ho ricollegato la pagina al blog, quindi spero che questo post venga nuovamente ricondiviso in automatico. Altrimenti, non so che fare, ululare alla luna durante il prossimo plenilunio?

Tornando ai libri, sono indietro con la sfida, perché di settembre ho letto altro – sorry not sorry – e mi sono arenata su A Song Below Water di Bethany C. Morrow. Ma di questo vi scriverò nella recensione: adesso vediamo cosa porterà ottobre!

Si parte con la task 1, che prevede di leggere un libro che si ha paura di leggere: confesso di avere saputo cosa avrei letto per questo punto fin dal giorno in cui è uscita la challenge e anche che avrei finito per rimandare all’autunno, perché questa mi sembra la stagione giusta per affrontare questo genere di sfida. Mi riferisco a L’arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon, che mi spaventa perché è un mattone di quasi mille pagine (e sai che divertimento se non dovesse piacermi?), perché sulla carta sembra una cagata pazzesca (sul serio, non credo mi ci sarei mai avvicinata se Pynchon non fosse uno dei migliori scrittori postmoderni) e perché sembra il classico libro che io non capisco e quindi finisce per annoiarmi. Goodreads mi dice che l’ho in lista dal 2013: giusto per darvi un’idea di quanto tempo ho passato a tergiversare…

Nell’Inghilterra della seconda guerra mondiale, minacciata dai missili V2, il tenente americano Tyrone Slothrop è dotato di una facoltà tutta particolare: avverte in anticipo la caduta dei razzi grazie all’eccitazione sessuale. Per questa prerogativa viene tenuto sotto controllo dai servizi segreti e dagli scienziati. Avvertendo che contro di lui si sta architettando qualcosa fugge da Londra. Il libro, parabola sulla guerra e la tecnologia, racchiude un profondo significato filosofico ed esistenziale.

Per la task 13, invece, che stabilisce di leggere un libro la cui copertina non ti piace, ho pensato a Ci vogliono le palle per essere una donna di Caitlin Moran, perché scorrendo la lista dei TBR su Goodreads mi è saltato all’occhio. Credo di averlo aggiunto per la sua popolarità – qualche anno fa furoreggiava – e, sebbene non possa proprio dire che la copertina non mi piaccia, visto che c’è semplicemente il mezzobusto di Moran, di sicuro non apprezzo il titolo (che in originale sarebbe How to be a woman, pensa un po’, chissà perché Come essere una donna non andava bene in italiano). Confesso che nemmeno la presentazione dell’opera mi sconfinfera – anzi, direi che nella mia testa stanno suonando un milione di allarmi -, ma, se sfida di lettura deve essere, che sfida sia.

A tredici anni, Caitlin Moran è una ragazzina cicciottella, senza amici, perennemente presa in giro dai maschi. E il giorno del suo compleanno, tra una torta/baguette con il Philadelphia e una “lista delle cose da fare prima dei diciotto anni”, ecco che la assale il dubbio da un milione di sterline: ma come si fa a diventare una donna?
Oltre vent’anni dopo, ripercorrendo le esperienze che l’hanno aiutata a crescere, Caitlin prova a rispondere a quell’interrogativo. Partendo da un dato di fatto: non c’è mai stato un momento migliore nella storia per essere una donna. C’è il diritto di voto, la pillola anticoncezionale, e bruciare le streghe sul rogo è ormai decisamente poco glamour.
Ma allora: abbiamo ancora bisogno del femminismo, oggi? Sì, se il femminismo non è quello delle accademie e dei talk-show in seconda serata. Sì, se il femminismo non si occupa solo di cose (importanti, per carità) come la disparità di retribuzione, la circoncisione femminile nel Terzo Mondo, la violenza domestica, ma anche di problemi più banali e quotidiani come la masturbazione, la depilazione, le micro-mutandine, l’irresistibile attrazione per il cioccolato, le borsette da mille euro e le tette rifatte. Sì, perché ogni donna non può che essere femminista, e perché il femminismo secondo Caitlin è decisamente divertente.
Come questo libro.
Contro tutte le “Stronzate di Stampo Patriarcale” che ancora resistono, c’è una soluzione: ridere a crepapelle. Perché, come scrive Caitlin Moran, “quando ridiamo siamo bellissime e alla gente piace vederci fare delle grasse risate”.

E questo è quanto. Spero di rimettermi in pari, nella speranza che arrivi un clima più autunnale che mi faccia voglia di rintanarmi e leggere, leggere e ancora leggere! Voi che mi raccontate? Pynchon sì o Pynchon no? Ditemi, così mi preparo psicologicamente!😂

Buon fine settimana!🧸