
“Mi pento delle diete e di tutte le occasioni di fare l’amore che ho lasciato correre…” Isabel Allende conosce il gusto lieve e giocoso della vita. La troviamo alle prese con il mondo della cucina, tempio del piacere dei sensi e anticamera del “piacere dei piaceri”. In un invito alla gioia dietro il grembiule, un gioco per nutrirsi e inebriarsi senza prendersi troppo sul serio. Dalla salsa corallina alle pere ubriache, dall’habanera di gamberi all’insalata delle odalische, dalla zuppa scacciapensieri alle ciliegie civettuole: un patrimonio di ricette piccanti e spiritose condite con le spezie dell’ironia. “Dopo aver fatto un paio di giri completi nel mondo degli afrodisiaci, scopro che l’unica cosa che davvero mi eccita è l’amore. E allora dedico queste divagazioni erotiche agli amanti che giocano e, perché no?, anche agli uomini spaventati e alle donne malinconiche… Non posso separare l’erotismo dal cibo e non vedo nessun buon motivo per farlo; al contrario, ho intenzione di continuare a godere di entrambi fino a quando le forze e il buon umore me lo consentiranno. Da qui nasce l’idea di questo libro, un viaggio senza carta geografica attraverso le regioni della memoria sensuale, là dove i confini tra l’amore e l’appetito a volte sono talmente labili da confondersi completamente.”
2021 RHC, Task 11: Leggi un memoir sul cibo scritto da un*autorǝ razzializzatǝ
Afrodita è proprio il classico libro che non avrei mai letto se non si fosse messa in mezzo la sfida di lettura. In primis perché i libri di ricette tendo a consultarli solo quando non so che mangiare; poi perché una lista di pietanze e apparecchiamenti per stuzzicare lǝ partner mi sembra abbastanza vicina alla zona della noia mortale (uno degli aspetti delle persone allosessuali che non capisco è la produzione di contenuti sui metodi per suscitare, o resuscitare, l’interesse dellǝ partner: però i metodi son sempre quelli, perché continuare a ripeterli come se fossero una novità? Boh).
Comunque, Afrodita mi è piaciuto perché mi è sembrato il racconto di una zia che si è divertita molto nella vita e che adesso ricorda le sue avventure con il riserbo allusivo che associo alle generazioni più vecchie della mia. Non guasta il fatto che Allende abbia anche un senso dell’umorismo niente male: visto che si tratta di un libro di ricette, direi che è stato il sale capace di esaltare il sapore di un libro che poteva essere uguale a mille altri e che invece ha una sua piacevolezza.
Sicuramente non è il capolavoro di Allende (e leggere una sfilza di ricette, anche se condensate per lo più nelle ultime pagine, l’ho trovata comunque un’attività piuttosto noiosa), ma trasmette la gioia di vivere tipica delle persone che si sono godute la vita e che sono molto rilassate riguardo alle modalità con le quali lз altrз vivono la propria.