Buon lunedì, prodi seguaci!🍅

Stiamo per essere cottз da una settimana di caldo infernale e visto che nessunǝ di noi è prontǝ cerchiamo di minimizzare il disagio. La mia strategia sarà bingiare serie tv nelle ore più calde (tanto so già che non avrò la concentrazione sufficiente per leggere), ma se siete in cerca di un libriccino caruccio per passare i peggiori momenti infernali Il piatto piange di Piero Chiara potrebbe fare al caso vostro.

Allo ‘chemin de fer’, come al ‘baccarat’, il giocatore deve andare in cerca della serie. E allo ‘chemin’ in particolare deve aspettare che la serie gli nasca tra le mani, e solo eccezionalmente – quando è in grande vena – può andare a rilevarla se un timoroso la passa, dopo aver tenuto un paio di colpi o tre. Bisogna, in conclusione, non aver paura di arrischiare quando si vince e sapersi contenere e anche ritirare quando si perde.

Ma la regola sovrana è sempre quella che insegna a capire se si è in serata giusta o no e a saper distinguere tra gli avversarsi la vittima di turno.

E tutto questo per osservazione obiettiva dell’andamento del gioco e del comportamento dei giocatori, senza far caso ai presentimenti che sono quasi sempre ingannatori. Dopo un paio di giri il vero giocatore ha già odorato che aria tira: ha già capito chi vincerà e chi perderà. Non si dice di andar via se non va subito bene, perché qualche volta a metà partita le cose cambiano per un motivo misterioso, ma si può imporsi della prudenza, chiudersi, non azzardare troppo, fare un gioco d’attesa. La cosa più inutile è cambiare posto. La sfortuna, quando c’è, segue come una puzza il giocatore sfortunato. È l’uomo che segna, non la carta.

E mai cercare di smantellare i vincenti, ma gettarsi addosso ai perdenti, contro i quali il gioco viene sempre facile. Ed anche contro quelli che ci subiscono moralmente o fisicamente. Specialmente, contro quelli che con noi di solito perdono. In loro c’è la sensazione di non poterci mai nattere. E allora giù! Quando sei incudine statti, quando sei martello batti.

Con Il piatto piange fa la sua comparsa nella letteratura italiana un paese di frontiera, Luino, con il suo profumo di lago e di boschi, con la sua umanità variopinta, fatta di negozianti, giocatori, beghine, ladruncoli, prostitute, travet, camicie nere. Ambientato negli anni Trenta del Novecento, dunque in epoca fascista, il romanzo offre un esemplare spaccato della provincia italiana: rispettabile in apparenza, ma percorsa sottopelle da inquietudini e tentazioni. Chiara condisce i ricordi con le spezie dell’umorismo e il sale di un affetto dispettoso. I suoi eroi – approdati dopo mirabolanti peregrinazioni sul Verbano, o desiderosi di partirne – dissipano volentieri l’esistenza fra le carte, il biliardo e i divani delle case d’appuntamento. Scettici dinanzi ai proclami altisonanti della dittatura, saranno poi costretti dallo scoppio della Seconda guerra mondiale ad affrontare tragedie piccole e grandi.
La presente edizione è a cura di Mauro Novelli.