Buon lunedì, prodi seguaci!👭🏿

In questo fine settimana di baraonda perché questo DDL Zan dispiace troppo allз omofobз che vogliono continuare a fare lз bullettз senza rispondere delle loro azioni mi sono vista Rafiki, film kenyano del 2018 diretto da Wanuri Kahiu, decidendomi – finalmente! – a sfruttare il fatto di avere Mubi incluso nell’abbonamento a Scribd.

Rafiki racconta la storia di due ragazze di Nairobi, Kena e Ziki, e della nascita del loro amore in un Paese che criminalizza la conoscenza carnale contro l’ordine della natura con quattordici anni di carcere. Il tutto è reso ancora più complicato dalla visibilità dei loro due padri, rivali nella corsa alle elezioni per l’Assemblea della Contea.

La storia di come il film è nato potrebbe essere materia per un futuro film, viste le difficoltà a reperire i fondi (in Kenya, infatti, non è stato possibile) e per come il Kenya Film Classification Board ha pacatamente reagito al rifiuto di Kahiu di dare a Rafiki un finale più consono alla criminalizzazione dell’omosessualità, bandendo la pellicola in tutto il Paese. In seguito ne è stata consentita la proiezione per soli sette giorni per renderlo idoneo per essere presentato come rappresentante del Kenya agli Oscar del 2019. Il film scelto alla fine è stato un altro (Supa Modo, per la cronaca), ma questa storia dimostra ancora una volta quanto questa foga di difendere il cosiddetto ordine naturale delle cose sia tutta una questione di potere e privilegio piuttosto che un’eroica lotta contro il Male™. In qualunque Paese la si cerchi, questa gente dimostra la stessa cattiveria e la stessa ridicolaggine ovunque.

La regista, Wanuri Kahiu

Tornando al film in sé, devo dire che Rafiki mi ha sorpreso: dai commenti mi ero fatta l’idea di un film molto diverso e sono contenta di essere stata smentita dalla visione. Rafiki – che in swahili significa amicǝ, l’eufemismo usato per presentare lǝ partner di una relazione omosessuale per non essere scopertз – è innanzi tutto un film estremamente tenero e dolce: nonostante sia costretto a inserire la lesbofobia nella trama e questa la faccia da padrona nella sua parte più drammatica, l’odio non riesce a sporcare la poesia e la gioia dell’amore di Kena e Ziki.

La loro relazione è colorata da tinte pastello, sulle quali domina il rosa e che rendono le scene in cui stanno insieme deliziosamente intime e piene della gioia del nuovo amore, tutte impressioni positive che rimarranno con voi anche dopo la fine del film. È un film che non vi rimarrà impresso per chi sa quali dialoghi profondi, ma ha una poesia visiva che mi ha veramente incantato.

Un altro aspetto di Rafiki che mi è piaciuto molto è stato il suo inserire la storia di Kena e Ziki all’interno di una serie di altre discriminazioni, senza parlarne esplicitamente, ma semplicemente facendole vedere su schermo. Per esempio, vediamo un ragazzo gay vittima di omofobia, vediamo le conseguenze di una società sessista che scarica sulle sole donne la colpa di un matrimonio fallito, vediamo le difficoltà di vivere con una rigida separazione tra i generi, vediamo l’impossibilità per una donna di fare le sue scelte in mancanza dell’approvazione del marito. Niente di tutto questo viene spiegato e questo ha permesso al film di toccare molte tematiche senza essere superficiale.

Rafiki è stato proprio una bella scoperta, sono contenta di aver iniziato così la mia conoscenza di Mubi – che sembra contenere un milione di bei film, se avete questa piattaforma e avete dei consigli, lasciatemeli pure qua sotto! E fatemi anche sapere se conoscevate Rafiki o se vi ho messo curiosità!

A presto!🌸

Fonte Immagini: TMDB, Wikipedia