
Senza seguire un piano prestabilito, ma guidata di volta in volta dalle mie inclinazioni e dal caso, ho tentato, come risulterà, dalla lettura di questo libro, che è una specie di bilancio o rapporto finale, di conciliare due aspirazioni inconciliabili, secondo il grande poeta Yeats; “Perfection of the life, or of the work”. Così facendo, e secondo le sue predizioni, ho realizzato quella che si può definire “imperfection of the life and of the work”. Il fatto che l’attività svolta in modo così imperfetto sia stata ed sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia mi fa ritenere che l’imperfezione nell’eseguire il compito che ci siamo prefissi, o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione. Considerando in retrospettiva il mio lungo percorso, quello di coetanei e colleghi e delle giovani reclute che si sono affiancate a noi, credo di poter affermare che nella ricerca scientifica né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso siano i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale. Nell’una e nell’altra contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà: in tal modo possiamo affrontare problemi che altri, più critici e acuti, non affronterebbero.
Sono molto affezionata a questo libro e l’ho letto diverse volte: nel mio piccolo e in un momento della vita in cui mi sentivo persa, Rita Levi-Montalcini è stata un esempio di donna in carne e ossa disinteressata alle relazioni sentimentali e legatissima allз amicз e ai familiari. Quando le parole asessualità e aromanticismo erano lontanissime dal mio radar, Levi-Montalcini è stata la luce in fondo al tunnel, la possibilità di avere una bella vita anche senza relazioni sentimentale e/o sessuali.
Poi, certo, è stata importante nella vita di tuttз per essere stata una della maggiori scienziate del secolo scorso e per aver vinto il Nobel per la medicina insieme a Stanley Cohen per aver scoperto il Nerve Growth Factor, ma questo lo leggerete ovunque. La RAI le ha anche dedicato un film di recente – me lo sono perso, qualcunǝ l’ha visto? Merita?
Un altro motivo di affetto per questo libro è – come da titolo – l’elogio dell’imperfezione. Levi-Montalcini ci dice che l’imperfezione della nostra specie ha fatto sì che ci fosse la possibilità di cambiamento ed evoluzione. Non solo in meglio, purtroppo: Levi-Montalcini sa bene che nello stesso secolo c’è stato l’abisso di Hitler e lo splendore di Einstein.
Sapete quali sono gli esseri perfetti? Gli invertebrati, soprattutto gli insetti: i loro piccoli cervelli erano già così perfettamente adattati al loro ambiente che così sono rimasti. In un mondo dove la perfezione pare lo standard da raggiungere è bene ricordarsi che non è degli esseri umani, ma dei moscerini della frutta. Rimette le cose in prospettiva.