Buon lunedì, prodi seguaci!🥣

Piccolo annuncio: il mio computer in piena pandemia (e nella mia zona la situazione si sta facendo difficile) ha deciso di avere i suoi problemi. Oggi proverò a portarlo in assistenza, ma sapete com’é: non so proprio come andrà a finire, visto che, nel caso fosse riparabile, non so quando e se potrò andare a riprenderlo. Quindi, ecco, potrei sparire per un po’: ci leggeremo nei vostri blog!💜

Vi lascio con una citazione da Rebecca la prima moglie di Daphne du Maurier, inquietante più o meno come questo periodo.

Ella si liberò dalla mia stretta, e un color iroso ravvivò lo smorto viso bianco. «E che m’importa se lui soffre?» ella disse. «Forse che si è mai curato delle mie sofferenze, lui? Credete che fosse proprio un piacere per me, vedervi al posto che era di lei, metter piede dove lei camminava, toccare le cose ch’erano sue? Come credete che mi sentissi, a sapere che eravate seduta là a scrivere al suo scrittoio nella stanza di soggiorno con la penna ch’era sua? E sentirvi parlare al telefono interno, come soleva parlarmi lei tutte le mattine da quando era venuta a Manderley? Che effetto credete che mi facesse, a sentire Frith e Roberto e gli altri domestici dire “La signora è uscita a far quattro passi”; e “La signora ha ordinato la macchina per oggi alle tre”; e “La signora non tornerà per il tè che alle cinque”… e intanto la mia signora, con quel sorriso su quel visino così bello, coi suoi modi franchi e coraggiosi, la mia vera signora, se ne sta morta e fredda dimenticata nella cripta della chiesa… Se lui soffre, merita di soffrire. Aver sposato una ragazza giovane, che non son passati ancora dieci mesi? Ebbene, vuol dire che ora la paga, no? Oh, l’ho vista la sua faccia, e i suoi occhi! Il suo inferno se lo è fatto da sé, e se lo merita! E lo sa, che essa lo vede, che di notte viene qui per vederlo! E non viene mica con le buone, la mia signora! Non è mai stata fatta per lasciarsi mettere il piede sul collo. “Avrà da pagarla cara, Danny, chi si prova a mettermi il piede sul collo!” mi diceva sempre. E io le rispondevo: “Avete ragione, mia cara. Non vi lasciate mettere il piede sul collo da nessuno. Voi siete venuta al mondo per prendere tutto quel che c’era da prendere”. È sapeva prendere a piene mani, in quanto a questo. Aveva tutto il coraggio e lo spirito di un ragazzo, la mia signora. E io glie lo dicevo spesso, che avrebbe dovuto nascere maschio. Sono io che l’ho allevata, da bambina, lo sapevate, non è vero?».

“La notte scorsa ho sognato che tornavo a Manderley…”. Così inizia il romanzo più famoso di Daphne du Maurier, considerato un classico della letteratura gotica e di quella romantica. Una giovane donna s’innamora del ricco e affascinante Maxim de Winter, rimasto vedovo di recente. Arrivati a Manderley, la splendida tenuta dei de Winter, la ragazza si accorge che Rebecca, la prima moglie, è più viva che mai nella memoria di tutti coloro che l’hanno conosciuta. E che la sua presenza si allunga come un’ombra cupa e inquietante sul suo matrimonio, sulla sua identità, sulla magnifica dimora. Un romanzo grandioso sulla gelosia, la memoria, il passato e il presente, inesorabilmente legati tra loro.