Costretto all’esilio dal duca di Lu, Confucio disse: “se il mio sentiero si interrompe, mi imbarco su una zattera e vado verso il mare”. E così Kongzi, settantaseiesimo discendente diretto del grande filosofo, fugge con la moglie e la figlia quando la squadra della pianificazione familiare entra nel villaggio per sterilizzare con la forza tutte le donne fertili e interrompere le gravidanze di quelle che hanno già un figlio. Mentre la Cina si avvia a diventare la prima potenza mondiale, Kongzi e Meili vanno alla deriva lungo lo Yangtze, portando il lettore in un disperato e poetico viaggio attraverso il paesaggio che si trasforma e la tragedia provocata dall’esperimento di ingegneria sociale concepito per contenere a costo di qualsiasi violenza sul corpo delle donne la crescita demografica del paese.

C’era una volta una lettrice che decise di leggere La via oscura pensando che fosse un semplice romanzo sulla politica del figlio unico in Cina e invece si ritrovò a leggere una delle storie più perturbanti che le fossero mai capitate tra le mani. È così perturbante che non so nemmeno che tipo di avvertimento scrivervi riguardo ai contenuti sensibili: c’è così tanta violenza di genere, violenza su minori e violenza di Stato che non saprei nemmeno da dove iniziare.

Sicuramente posso dirvi che non è il libro che fa per voi se cercate un romanzo storico in senso classico: Ma fa largo uso di simbologia e realismo magico per fare della sua storia una chiave di lettura delle politiche coercitive di controllo delle nascite e del regime comunista, quindi non si può dire che sia il resoconto fedele della vita di una giovane coppia cinese che, dopo la prima figlia, cerca di avere l’erede maschio.

Poi posso dirvi che le critiche di Ma non si limitano alle politiche del regime comunista, ma anche al confucianesimo e al patriarcato, che, nonostante i cambiamenti politici ed economici, gode di ottima salute. Al centro della narrazione di Ma, infatti, c’è Meili, che scopre nella maniera più tremenda che il suo utero non appartiene a lei e sono le sue riflessioni sulla sua condizione a regalarci le pagine più forti del romanzo.

Infine, che orrore la Cina e noi che stiamo a guardare. Che orrore.