Buon venerdì, prodi seguaci!🐕
Visto che l’estate è la stagione delle letture leggere e dei gialli, ecco qua come sta andando la mia lettura della serie dedicata alle indagini di Philo Vance.


Nel museo egizio Bliss viene rinvenuto il corpo del filantropo B.H. Kyle, con il cranio fracassato da una statuetta di Sakhmet, dea della vendetta. Quale oscuro significato nasconde il misterioso delitto, tanto più che la dea Sakhmet dovrebbe proteggere i buoni e avversare i malvagi? Il procuratore distrettuale John F.X. Markham è incaricato di risolvere il caso, ma dovrà ricorrere ancora una volta al brillante intuito e alla raffinata cultura del suo amico Philo Vance, il celebre, eccentrico investigatore di New York.

Sapete che c’è? Penso di aver fatto la pace con Philo Vance. Nei primi quattro romanzi della serie la mia opinione ha oscillato tra che palle e va be’, niente di che, mentre La dea della vendetta mi è piaciuto molto e mi sono divertita un sacco a leggerlo.
Poi sarà che l’ho letto in un momento in cui ero stanchissima e faticavo anche solo a tenere gli occhi aperti, ma questa volta non ho capito nulla fino alla fine e quindi mi sono divertita di più a seguire le indagine di Vance.
Infine, ho apprezzato molto il fatto che il delitto si intrecciasse alla mitologia egizia, ha reso la storia molto suggestiva.




Se Philo Vance non avesse avuto «la capacità di riconoscere a prima vista, in un terrier disperso, le caratteristiche di razza e qualità che lo facevano degno di figurare in una mostra… il misterioso assassinio di Arthur Coe, nella sua vecchia casa color tabacco nella 71ma Strada Ovest, sarebbe rimasto un enigma per sempre.»
E in effetti non ci vuole molto, a Philo Vance, per sospettare che dietro l’apparente suicidio di Coe, trovato cadavere in una stanza chiusa dall’interno nella sua bella residenza piena di oggetti da collezione, si celi un omicidio architettato con estrema abilità. Un giallo raffinato, che presenta Vance nella veste inedita di affettuoso protettore d’una cagnetta sperduta…

La prima cosa da dire su Il caso del terrier scozzese è che ho trovato adorabili le attenzioni di Vance nei confronti della povera cagnolina che, suo malgrado, si è ritrovata implicata in questi delitti e in queste indagini – pressoché ignorata da chiunque a parte il buon Vance che tra lo sconcerto generale la ritiene subito un elemento fondamentale per risolvere il caso.
Poi anche questa volta, complice la stanchezza, non sono riuscita a stare dietro alle indagini ed è stato interessante scoprire come e perché sono avvenuti i delitti.
Infine – e questo vale anche per La dea della vendetta – sono contenta di non dovermi ricredere sull’intelligenza di Vance, che ai miei occhi avrebbe perso diversi punti se avesse seguito i vari pregiudizi razziali che sono disseminati nei romanzi – il che immagino sia il massimo ottenibile da romanzi scritti negli anni Trenta del Novecento.



Ed eccoci qua. Un’altra settimana è finita: come vanno le vostre letture con il caldo? Le mie piuttosto a rilento. Non vedo l’ora sia autunno…
Buon fine settimana!🪁