Buon lunedì, prodi seguaci.

Come immagino saprete, questo fine settimana Daisy di Lettrice per passione blog ha lasciato una recensione negativa su Instagram di un libro che le era stato inviato in copia omaggio da Il Taccuino, un ufficio stampa per scrittori ed editori (così si definiscono). Il Taccuino non ha gradito e, nonostante la recensione di Daisy fosse argomentata e spiegasse perché il libro non le era piaciuto tanto da non finirlo neanche, si sono permessi di scriverle cose orribili.

Partita la shitstorm contro Il Taccuino, qualcunu ha cercato di metterci una pezza, finendo per peggiorare solo la situazione (senza che nessunu si sorprendesse che gente che sbrocca così malamente per una recensione negativa abbia la capacità di produrre delle scuse se non sentite, almeno sensate).

Ma la storia ha continuato a intorbidarsi ancora, perché Puente (noto debunker italiano) ha cominciato a tirare fuori dettagli poco chiari dell’attività di questo Il Taccuino.

Mi dispiace molto per Daisy: spero che stia bene.

Per tuttu lu altru blogger: fate attenzione. Questo Il Taccuino aveva contattato anche me, anni fa, aggiungendomi poi a caso alla loro mailing list: mai ricontattati, perché a me la gente che non dà importanza alle persone, ma tira solo a fare numero non piace. Sta un po’ qui il succo della riflessione che volevo trarre da questa triste vicenda.

Escludendo chi recensisce per mestiere (o chi mira a farlo), chi ha un bookblog legge per il piacere di farlo e scrive recensioni per condividere la propria esperienza di lettura con altru letteri: tutto quello che vuole è leggere bei libri e conoscerne di nuovi, ovviamente in base ai propri gusti personali.

Le collaborazioni vanno un po’ così: io spero di leggere un buon libro, CE/autere spera di farsi buona pubblicità quasi gratuita. Ma niente vieta il fatto che il libro possa rivelarsi uno spreco di tempo che sfocia in una recensione negativa. Come si fa a minimizzare questa conclusione spiacevole per entrambe le parti?

Spendendo del tempo per conoscersi. Non dico andare a cena fuori, ma semplicemente spendere del tempo per conoscere i gusti della persona alla quale vuoi proporre un libro; allo stesso tempo, consiglio a chi ha un blog di spendere del tempo per informarsi su chi propone loro una collaborazione.

Certo, non è garanzia di niente, ma penso basti girare un poco sul mio blog per capire che propormi di leggere I manuali della seduzione astrale non è un’idea grandiosa (e, in effetti, non mi è mai arrivata nessuna proposta del genere, per fortuna).

Invece la mia sensazione è che per chi ti propone una copia in cambio di una recensione onesta tu sia solo un numero, un piccolo blog senza pretese che deve sentirsi grato di essere stato scelto a caso nel mucchio e che per questo deve fare la sua parte di buona pubblicità. Pena diventare un piccolo blog inutile, perché si sa che se non smuovi i monti con la tua influenza su una massa di follower e non ti degni nemmeno di rispettare le aspettative non vali niente.

A questa generale arroganza, si somma il sessismo: se la blogger è una donna, non basta dirle che non conta nulla perché non ha abbastanza influenza, bisogna sottolinare che il suo valore come essere umano esiste solo se è un bravo oggettino sessuale. Troppe ragnatele nella vagina? Ahi, ahi, ahi, certo che scrivi recensioni negative, sarai troppo frustrata dal non aver ricoperto il tuo ruolo sociale per troppo tempo.

Questo è parte dei motivi per i quali non cerco attivamente collaborazioni con CE o auteri, ma valuto di volta in volta quelle che mi arrivano. Quando poi succedono cose del genere, mi passa la voglia anche di fare questo.

La vita sa già essere stressante di suo, anche senza aggiungerci le altrui smanie di popolarità.