Buon lunedì, prodi seguaci!🦋
Ieri era la Giornata internazione contro l’omobitransfobia e ne ho approfittato per leggere La città e l’isola di Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio, che racconta la storia di un gruppo di uomini e ragazzi omosessuali catanesi mandati al confino durante il regime fascista.
A gennaio vengono imprigionati venti arrusi. Tra di loro, però, troviamo uno solo del gruppetto dell’arvulu rossu: Girolamo ’a Carbunara, certamente il più mite e appartato. Gli altri verranno presi soltanto a febbraio. E questo ci fa capire due cose.
Primo: la polizia fatica a ricostruire un panorama davvero accurato degli arrusi catanesi. Per questo non cattura tutti subito – anzi a volte sembra disperdersi in arresti fatti a caso, in base a questa o quella soffiata. Con il rischio che gli altri si diano alla macchia. Secondo (e più sorprendente): coloro che saranno arrestati più tardi, a febbraio, ora sanno senza dubbio cosa è accaduto, eppure rimangono in città, ognuno a casa sua, e addirittura continuano a frequentare la sala di piazza Sant’Antonio. Un motivo è certamente l’abitudine a punizioni quasi sempre più miti del confino. Altri motivi sono l’inesperienza, la convinzione di non aver fatto nulla di male e soprattutto di essere sempre stati «discreti». E poi la mancanza di denaro, reti di solidarietà, alternative concrete: la passività indotta dei miseri. Chi aveva una via d’uscita, come vedremo, probabilmente ne approfittò.

A seguito di meticolose indagini, decine di catanesi, in gran parte giovani o giovanissimi, vengono prima incarcerati, poi mandati al confino alle Tremiti fino allo scoppio della guerra, in due casermoni sull’isola di San Domino. Tornati a Catania, cercheranno di dimenticare e far dimenticare ciò che hanno vissuto. Pochissimi di loro, a distanza di decenni, hanno accettato di raccontarlo.
A partire da queste testimonianze e da fonti d’archivio, Goretti e Giartosio ricostruiscono un mondo che sembrava scomparso nel nulla. Gli appuntamenti sulla spiaggia di notte, le sale da ballo per soli uomini, le complicità, le rivalità, i travestimenti, gli espedienti, la paura, l’amore. E poi, dopo l’arresto, gli stratagemmi messi in atto dalle famiglie, le situazioni paradossali della vita al confino, i tentativi quasi sempre vani di rivendicare la propria innocenza e guadagnarsi la libertà.
Il tutto nel contesto di un’Italia provinciale, tenera ma più spesso spietata, in cui l’omosessuale è schernito di giorno e cercato di notte da uomini che non si ritengono omosessuali. Un’Italia stregata dal fascismo, che all’indomani delle leggi razziali è deciso a reprimere qualsiasi minaccia all’«integrità della stirpe», e che colpirà, con il tacito consenso dei più, centinaia di «invertiti».
Indagine antropologica, riflessione sull’identità, appello alla memoria civile di un paese che facilmente dimentica, questo libro è prima di tutto una storia. La storia di un gruppo di ragazzi del Sud, vissuti in un’Italia diversa (ma non troppo) dalla nostra e puniti perché erano innocenti.