Buon lunedì, prodi seguaci!🍕
Questo fine settimana ho letto Il giro di vite di Henry James per LiberTiAmo e devo dire che mi ha lasciata un po’ perplessa.
A queste parole, con uno di quei rapidi mitamenti tipici delle persone semplici, s’infiammò di colpo. «Il signorino Miles! Lui che fa del male agli altri?»
C’era un tale impeto di buona fede in ciò che disse che, sebbene io non avessi ancora visto il bambino, le mie stesse paure fecero sì che mi aggrappassi all’assurdità di quell’idea. Mi ritrovai, per essere ancora di più vicina alla mia compagna, a buttar lì, subito, con tono sarcastico: «Ai suoi poveri, piccoli, innocenti compagni!»
Ella si mostrò chiaramente grata di questa mia esternazione. «Per prima cosa, signorina, incontratelo. Poi credete a quello che dicono!» Sentii subito una nuova impazienza di vederlo; fu l’inizio di una curiosità che, nelle ore che seguirono, si fece più acuta, sino a divenire una continua fitta di dolore. La signora Grose era consapevole, lo vidi bene, dell’effetto che aveva prodotto in me e, con tono sicuro, continuò: «Potreste allora credere le stesse cose riguardo alla signorina. Che Dio la benedica,» aggiunse un istante dopo. «Ma guardatela!»

”Ciò di cui meno riuscivo a liberarmi era l’idea crudele che, qualunque cosa io avessi visto, Miles e Flora vedevano di più… cose terribilie inimmaginabili che sorgevano dai tremendi spazi che avevano condiviso in passato.” Flora e Miles sono due bambini orfani affidati alle cure di una giovane governante da uno zio che mette a disposizione una sontuosa dimora ma non vuole essere per nessun motivo coinvolto nelle loro esistenze. All’inizio il clima è idilliaco, ma pian piano emergono i fantasmi di servitori passati che sembrano possedere i bambini. La governante ingaggia una lotta disperata contro le presenze maligne mentre si fa strada nel lettore il dubbio che sia solo lei ad avvertirle. In questo romanzo breve del 1898 Henry James coniuga la tradizione del romanzo gotico con un’indagine psicologica finissima.