Buon lunedì, prodi seguaci!⛄

Mentre il 2019 è agli sgoccioli, è arrivato il freddo e si sta proprio bene a leggere al calduccio, con qualche dolcetto e un tè caldo!📚 Quindi questo fine settimana ho finito di leggere La peste di Albert Camus per LiberTiAmo e sono molto contenta di averlo letto in questo momento.

«Dopo tutto…» ricominciò il dottore, ancora esitando, con lo sguardo attento su Tarrou, «è una cosa che un uomo come lei può capire, nevvero, ma se l’ordine del modno è regolato dalla morte, forse val meglio per Dio che non si creda in lui e che si lotti con tutte le nostre forze contro la morte, senza levare gli occhi verso il cielo dove lui tace».

«Sì», approvò Tarrou, «posso capire. Ma le vostre vittorie, ecco, saranno sempre provvisorie».

Rieux sembrò rattristarsi.

«Sempre, lo so. Non è una ragione per smettere la lotta».

«No, non è una ragione. Ma immaginiamo allora cosa dev’essere questa peste per lei».

«Sì», disse Rieux, «un’interminabile sconfitta».

Orano è colpita da un’epidemia inesorabile e tremenda. Isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da esperimento per le passioni di un’umanità al limite tra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, l’edonismo di chi non crede alle astrazioni, ma neppure è capace di “essere felice da solo”, il semplice sentimento del proprio dovere sono i protagonisti della vicenda; l’indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l’egoismo gretto gli alleati del morbo. Scritto da Camus secondo una dimensione corale e con una scrittura che sfiora e supera la confessione, La peste è un romanzo attuale e vivo, una metafora in cui il presente continua a riconoscersi.