Buon mercoledì, prodi seguaci.
L’altro giorno vagavo per il catalogo di Netflix in cerca di un documentario da guardare. Mi cadono gli occhi su 13 novembre: Attacco a Parigi. Non so cosa mi abbia spinto a guardarlo: nell’immagine di anteprima c’era Hollande e l’ultima cosa che volevo era sorbirmi quasi tre ore di retorica politica. Ho premuto play comunque: d’altro canto si può sempre stoppare e abbandonare la visione.
Il trailer non rende per niente l’idea della forza di questo documentario.
Dopo ogni attentato terroristico abbiamo assistito all’esacerbarsi del noi contro di loro, in una lotta nella quale qualunque colpo basso sembra concesso.
E poi ci sono loro, le persone sopravvissute agli attentati di quel 13 novembre 2015 che hanno deciso di raccontare la loro esperienza in questo documentario. Nessuna di loro pronuncia parole d’odio. Nessuna. Mai.
C’è tanto dolore in 13 novembre: Attacco a Parigi, ma davvero tanto. Il dolore per aver perso la persona cara, per non aver saputo proteggerla, per l’insensatezza di tutte quelle morti, per quelle vite intente a godersi quel breve lasso di tempo che abbiamo a disposizione.
Eppure non c’è mai odio. Solo compassione. Compassione per chi non c’è più, per chi quelle persone le piange e, soprattutto, per se stessə, sopravvissutə senza alcun merito particolare. Sopravvissutə e basta.
Guardatelo. È bello ritrovare il filo della nostra umanità in mezzo a tanti rigurgiti d’odio.
Ho visto il documentario dell’attacco a Manchester ed è stato difficile da guardare.
Non credo guarderò questo.
Non sono visioni facili!
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No, facili no, ma molto lontane dalla retorica d’odio che solitamente si associa a questi eventi
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